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Scontro Italia-Francia sul vertice di Tirana, Meloni: “No truppe in Ucraina”. Macron replica: “Mai chiesto, basta false notizie”

Durante il vertice della Comunità politica europea a Tirana, Meloni diserta la riunione sul sostegno all’Ucraina. Macron la smentisce, le opposizioni parlano di Italia marginale.

Summit a Tirana, l’Italia resta fuori dal vertice sul dossier Ucraina

Si è trasformato in una riunione ristretta e ad alta tensione il sesto vertice della Comunità politica europea, svoltosi a Tirana sotto una pioggia battente. Durante una pausa dei lavori ufficiali, si sono riuniti informalmente i leader del cosiddetto gruppo dei volenterosi per l’Ucraina: Emmanuel Macron, Keir Starmer, Friedrich Merz, Donald Tusk e Volodymyr Zelensky, per fare il punto sui negoziati in corso. Colpo di scena, al centro del tavolo un telefono collegato in viva voce con Donald Trump, impegnato in contatti riservati a Istanbul.

All’appello mancava però Giorgia Meloni, assenza che ha riacceso le polemiche politiche. La premier ha poi chiarito con una dichiarazione telegrafica ai giornalisti: “Per coerenza, perché l’Italia ha dichiarato da tempo di non essere disponibile a mandare truppe in Ucraina”, ribadendo la linea già espressa dal governo. “Ci viene chiesto di partecipare a questi format perché dovremmo mandare truppe in Ucraina oppure solo per fare una foto e poi dire di no?”.

Macron replica: “Mai parlato di invio truppe”

Nel corso dell’incontro, i leader europei e Zelensky hanno diffuso una dichiarazione congiunta, criticando l’atteggiamento di Mosca e riaffermando la necessità di un fronte compatto tra Europa e Stati Uniti. “La parte russa non ha dimostrato buona volontà e ha posto condizioni inaccettabili. Continueremo a lavorare insieme”, ha affermato Donald Tusk, parlando anche a nome di Macron, Starmer, Merz e Zelensky.

Una versione dei fatti che però Macron ha sentito il bisogno di precisare, smentendo indirettamente Meloni. “Guardiamoci dal divulgare false informazioni, ce ne sono a sufficienza di quelle russe”, ha dichiarato. “Non abbiamo parlato di inviare truppe, ma di un cessate il fuoco in Ucraina”.

Parole che sembrano in contrasto anche con le recenti dichiarazioni del segretario alla Difesa britannico John Healey, che aveva confermato l’avvio della fase di pianificazione operativa per un eventuale invio di militari da parte del Regno Unito.

Una frattura politica e diplomatica sempre più evidente

La scelta di Meloni di non partecipare né al vertice di Kiev della scorsa settimana (presente solo in videocollegamento), né a quello di Tirana, ha scatenato le critiche delle opposizioni, che parlano apertamente di un’Italia marginalizzata. Una valutazione che la premier respinge, rivendicando il sostegno italiano a Kiev e la partecipazione a “tutti gli altri format e iniziative” sul fronte diplomatico.

Ma dietro le quinte pesano altri elementi: i rapporti tesi con Macron, le incertezze politiche interne e le limitate risorse economiche per un eventuale impegno militare. Anche nel centrodestra e nel centrosinistra le posizioni sull’invio di truppe risultano tutt’altro che compatte, mentre ampie fasce dell’opinione pubblica restano contrarie.

Intanto, in Germania e Regno Unito, il cambio ai vertici ha segnato un’evoluzione nell’approccio al conflitto. A Berlino, Friedrich Merz ha sostituito Olaf Scholz e a Londra Keir Starmer ha preso il posto di Rishi Sunak, portando i rispettivi governi su posizioni più attive nel sostegno a Kiev.

Nonostante le tensioni, Meloni incontrerà oggi proprio Merz a Palazzo Chigi, in occasione della visita a Roma per la cerimonia di intronizzazione di Leone XIV. Nella stessa giornata sono attesi anche il presidente libanese Joseph Aoun e il primo ministro canadese Mark Carney, mentre domani è previsto un colloquio con il vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance, che dovrebbe avvenire in Vaticano.