Sinner-Alcaraz, parola al maestro Lele Spisani: “L’arma segreta di Jannik”
Lo storico allenatore della Virtus Bologna racconta i talenti passati per il circolo e rivela come ha riconosciuto il genio di Sinner e Musetti.
Da Panatta a Musetti, tutti i campioni sotto gli occhi di Spisani
Ha attraversato decenni di tennis italiano, guardando crescere intere generazioni di campioni. Lele Spisani, vera istituzione della Virtus Bologna, oggi circolo centenario, ha visto da vicino giganti come Adriano Panatta, Nicola Pietrangeli e Omar Camporese. Ma anche giovani promesse che poi hanno fatto strada, come Lorenzo Musetti.
«Era poco più di un bambino quando è arrivato qui per gli Under 14», ricorda Spisani. «Già allora colpiva per quel rovescio a una mano così elegante, raro anche all’epoca». Insieme a lui, c’erano anche Cobolli e Nardi, ma fu il ragazzo di Carrara a impressionare.
Sinner, la prima volta e quel dettaglio che fece la differenza
Del giovane Jannik Sinner, il maestro bolognese ricorda un particolare poco scontato. «Non le bordate da fondo, ma la rapidità nei movimenti laterali. È dalle gambe che nasce la potenza del rovescio e del dritto».
Secondo Spisani, proprio quel dettaglio tecnico fu il segnale di un talento fuori dal comune. «Il tennis moderno è dominato dai rovesci a due mani. Sinner ne è la versione più esplosiva». Ma ciò che davvero distingue il campione altoatesino, secondo l’allenatore, è altro: «La sua forza è nella testa. Una tenuta mentale fuori dal comune, che aveva già a 15 anni quando stava con Piatti».
Il confronto con Alcaraz e l’arma del servizio
In vista della sfida con Carlos Alcaraz, Spisani analizza i punti chiave. «Lo spagnolo è un mistero affascinante, ha una varietà impressionante. Ma ogni tanto ha pause, e lì Sinner deve colpire».
L’aspetto più migliorato di Jannik? «Il servizio. Ha accorciato il movimento, lo ha reso più rapido ed efficace. Supera spesso i 200 km/h, e questo gli permette di chiudere punti delicati con maggiore autorità».
Terra battuta, rete e risposte: dove può ancora crescere
Il maestro riconosce anche i progressi sulla terra rossa. «Va a rete con più naturalezza. La vera domanda è: saprà risolvere i momenti critici come faceva prima? A Roma ho notato qualche errore in fasi delicate, oggi capiremo se si è lasciato tutto alle spalle».
Intanto, il circolo Virtus Bologna, dove tutto è iniziato anche per Panatta, si gode il suo secolo di storia. Con il piacere di poter dire che sì, tra quelle righe bianche e rosse, il futuro del tennis italiano è passato anche da lì.