Perde la bambina che ha in grembo, dopo 7 mesi di agonia muore a 35 anni, addio a Tiziana La Brocca
Tiziana La Brocca, madre di 35 anni, è deceduta sette mesi dopo la morte intrauterina della figlia: il marito denuncia una catena di presunti errori sanitari
La gravidanza interrotta e l’inizio del calvario ospedaliero
Tiziana La Brocca, 35 anni, è morta il 25 maggio scorso al Vecchio Policlinico di Napoli dopo un lungo periodo di ricoveri e trasferimenti ospedalieri, cominciato con la tragica morte della figlia che portava in grembo. L’episodio risale allo scorso anno, quando la donna, già madre di una bambina, era all’ottavo mese di gravidanza. Dopo un controllo effettuato dal marito, Antonio De Rosa, veterinario con specializzazione in fecondazione, fu rilevata una extrasistolia. L’uomo racconta di aver immediatamente allertato il ginecologo, che però non avrebbe ritenuto necessario intervenire con un cesareo d’urgenza. Due giorni dopo, la coppia scoprì che il battito della bambina si era fermato.
L’intervento chirurgico per l’estrazione del feto segnò l’inizio di un peggioramento progressivo delle condizioni di salute di Tiziana. Nei mesi successivi, la donna fu trasferita più volte tra strutture ospedaliere pubbliche e private, senza riuscire a ottenere un trattamento riabilitativo continuativo ed efficace. Il marito sostiene che ci siano state carenze organizzative e assistenziali, attualmente oggetto di indagine da parte della Procura di Napoli.
La denuncia del marito e l’inchiesta in corso
Il caso ha assunto rilievo giudiziario con l’apertura di un fascicolo da parte dell’autorità giudiziaria, che sta esaminando l’intera sequenza di eventi clinici e sanitari. Antonio De Rosa ha sporto denuncia formale, lamentando che la moglie sarebbe stata respinta da diversi centri riabilitativi: “Fino a marzo 2025 mia moglie è stata costantemente rigettata da qualsiasi istituto per la riabilitazione”.
Secondo quanto riferito, l’ultima struttura presso la quale Tiziana era stata ricoverata era una suap (speciale unità di accoglienza permanente), che il marito descrive come una sorta di rsa, giudicata inadeguata a fornire una riabilitazione efficace. La situazione clinica della donna è rapidamente degenerata, fino al decesso avvenuto durante un ricovero d’urgenza.
De Rosa ha dichiarato: “Chiedo giustizia per mia moglie e mia figlia. Voglio che sia fatta luce su ciò che è accaduto”.