Dopo lo stop della Corte dei Conti all’iter del Ponte sullo Stretto, il ministro Salvini parla di decisione politica e annuncia la riapprovazione in Consiglio dei ministri e in Parlamento.
Lo scontro dopo la decisione della Corte dei Conti
È durissima la reazione di Matteo Salvini alla decisione della Corte dei Conti di sospendere l’iter di approvazione del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina. Il ministro delle Infrastrutture e vicepremier, intervistato dal Corriere della Sera, ha definito il verdetto un “atto politico” e ha accusato la magistratura contabile di comportarsi come una “casta giudiziaria che vede il crollo del suo potere”.
“Questi signori non ci fermeranno”, ha dichiarato Salvini, parlando di un danno non solo per il governo ma “per i cittadini e le imprese che attendono un’infrastruttura destinata a cambiare il volto del Sud”. Lo stop, deciso mercoledì pomeriggio, ha colto di sorpresa l’esecutivo, che contava di avviare i lavori entro poche settimane. Informato della sospensione, Salvini ha subito contattato la premier Giorgia Meloni, a cui avrebbe detto: “Non possiamo fermarci per un verdetto simile.”
“Rivedremo il progetto in Cdm e in Parlamento”
Il ministro ha annunciato l’intenzione di riportare il progetto del Ponte in Consiglio dei ministri per una nuova approvazione politica, seguita da un passaggio parlamentare: “Dobbiamo prenderci la responsabilità di riapprovare tutto, perché qui dentro c’è l’università italiana, c’è dentro l’Italia.”
Salvini ha definito la sospensione “un’assurdità”, ricordando che il progetto coinvolge “21 università italiane e studi internazionali dalla Danimarca al Giappone”, con il sostegno anche delle istituzioni europee. “Pensano di fermarlo? Si sbagliano, e di grosso.” Secondo il vicepremier, bloccare l’opera significa “colpire ingegneri, lavoratori e imprese” e rappresenta “un danno per i cittadini, non per il governo.”
“Un progetto che cambierà il Sud”
Il leader della Lega ha ribadito che il Ponte sullo Stretto porterà benefici economici e occupazionali all’intero Mezzogiorno, citando “migliaia di aziende pronte a partire e centinaia di migliaia di posti di lavoro”. Tra le opere collegate, ha ricordato anche interventi infrastrutturali destinati a migliorare la rete idrica e la portualità del Sud Italia.
Salvini ha poi assicurato che lo stop imposto dalla Corte dei Conti provocherà solo un lieve ritardo: “Ero pronto a partire la prossima settimana. Ci volevano tre anni? Ora ci vorranno tre anni e due mesi. Ma il Ponte si farà.” Il ministro ha sottolineato di contare sull’appoggio della premier Meloni e dei governatori di Sicilia e Calabria, Renato Schifani e Roberto Occhiuto: “Il vento non lo fermi. L’Italia non farà la figura del Terzo mondo.”
Nonostante la sospensione, il governo non intende arretrare. “Risponderemo in tutti i modi consentiti dalle regole democratiche,” ha concluso Salvini, aprendo di fatto un nuovo fronte di scontro istituzionale con la magistratura contabile. La partita sul Ponte sullo Stretto — simbolo di un’opera promessa da decenni e mai realizzata — è tutt’altro che chiusa.