Giancarlo Magalli: “Non pagherò la multa alla Volpe” e lei: “Informati bene perché …”

La storia infinita tra Giancarlo Magalli e Adriana Volpe non è ancora finita nonostante ormai sia intervenuta la sentenza a mettere un punto. Infatti, le versioni, nonostante appunto una sentenza, sono assolutamente discordanti. Vediamo cosa hanno detto i due diretti interessati a tale proposito.

La lettura diversa della sentenza: il commento di Giancarlo Magalli

Dopo la sentenza, Giancarlo Magalli ha scritto così sui social: “Dato che tra 5…4…3…2…1 la Volpe inonderà il web di comunicati stampa riguardanti la mia condanna esemplare per un’intervista in cui io parlavo del Me Too e NON la nominavo affatto, volevo anticiparla specificando che il giudice mi ha dato una multa (che non devo nemmeno pagare) una provvisionale (che non devo pagare) e le spese legali (che pagherò). Questo prima che dica che sono stato condannato all’ergastolo o a 10 milioni di risarcimento. Per inciso nella causa eravamo imputati io, il giornalista che mi aveva fatto l’intervista ed aveva cercato di farmi parlare della Volpe (assolto) ed il direttore responsabile del giornale che l’aveva pubblicata. Per lui la querela è stata ritirata. E di chi parliamo? Ma di Alfonso Signorini che casualmente è quello con cui da allora Adriana lavora. Coincidenze, eh…”.

La lettura diversa della sentenza: il commento di Adriana Volpe

Adriana Volpe, dopo aver letto la sentenza del giudice e il successivo commento di Giancarlo Magalli, ha scritto, a sua volta sui social così: “Ma vi ricordate, prima Magalli aveva detto che non lo avevo mai querelato (pur sapendo di avere due rinvii a giudizio) ora distorce una sentenza. Ma in che mondo parallelo vive? Rassegnati Magalli sei stato CONDANNATO PER DIFFAMAZIONE AGGRAVATA”.

E poi ha continuato così: “Caro Magalli, i giornali leggendo il tuo post hanno subito riportato titoli come ‘Magalli deve pagare solo una multa‘, ‘Sono stato multato‘. No Giancarlo sei stato condannato! Ieri il tribunale di Milano ti ha condannato per il reato di diffamazione aggravata. All’uscita invece di chiedermi scusa sei corso fuori a scrivere un post su Facebook tentando di distorcere e sminuire questa sentenza che invece ha una portata e peso straordinari. Hai scritto cose false e come sempre screditanti”.

E poi, ancora: “Giancarlo con le tue azioni hai cambiato il corso della mia vita lavorativa ma forse non sai che sei riuscito a tirare fuori una forza che neppure io sapevo di avere, l’ho tirata fuori per rispondere ai tuoi insulti, alle gravi allusioni e alle cattiverie gratuite che hai detto e scritto. Perché l’ho denunciato? È una battaglia che ho fatto per me, per mia figlia e per tutte le donne che sono vittime di soprusi e angherie sul lavoro. Leggendo il tuo post hai scritto: ‘Il giudice mi ha dato una multa (che non devo nemmeno pagare), una provvisionale (che non devo pagare) e le spese legali (che pagherò)‘. Beh, informati bene perché: Pagherai un mio risarcimento di 25mila euro. Ti ricordo è una provvisionale che va pagata perché è immediatamente esecutiva. Dovrai risarcire tutte le spese legali, dovrai liquidarmi ulteriori danni che verranno quantificati dal giudice civile”.