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Centrosinistra in fermento: le critiche a Schlein e il futuro del Pd, “Con Elly non si vince”

Gli appuntamenti centristi a Milano e Orvieto evidenziano le divisioni interne al Pd e il malcontento verso la leadership di Elly Schlein.

Prodi e il silenzio del centrosinistra

Romano Prodi, ex premier e figura di riferimento del centrosinistra, non risparmia dure critiche alla leadership di Elly Schlein. Intervistato da Alessandra Sardoni a Omnibus, Prodi ha dichiarato: “Da due anni il centrosinistra è muto sui programmi e sulle proposte per il futuro”. Ha anche sottolineato l’assenza di una coalizione efficace: “Non c’è mai stata una sola riunione di Pd e 5S su un solo problema concreto”. Secondo l’ex premier, la discussione politica all’interno del Partito Democratico è inesistente.

Prodi, che in passato aveva sostenuto la segreteria di Schlein, ora manifesta la sua insoddisfazione. Non è il solo: a Milano, durante un evento organizzato dai cattodem guidati da Graziano Delrio, e a Orvieto, dove si sono riuniti i riformisti di Libertà Eguale, emerge la convinzione che “Con Elly non si vince”.

Le tensioni interne al Pd

Nonostante le divisioni, nessuno parla di abbandonare il partito. “Nessuno uscirà dal Pd”, assicurano sia i cattodem che i riformisti. Tuttavia, la leadership di Schlein viene percepita come un ostacolo alla vittoria elettorale. Matteo Renzi definisce le manovre interne “giochini di corrente per far le scarpe a Elly”, ma entrambe le fazioni concordano sul fatto che Schlein sarà la candidata premier a meno di eventi straordinari.

Intanto, Prodi punta su una nuova figura, l’ex capo dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, considerato un possibile elemento di rinnovamento. A Orvieto, invece, i riformisti vedono in Paolo Gentiloni un candidato con più credibilità e forza politica.

La sfida per il profilo di governo

Il principale problema, secondo i riformisti, è l’ambiguità della linea politica di Schlein, giudicata “sinistrorsa e subalterna al populismo”. L’obiettivo è condizionare la leadership per dare al Pd un profilo di governo più chiaro, capace di arginare le influenze di Giuseppe Conte e Maurizio Landini, considerate troppo filo-russe.

Per ottenere maggiore peso interno, figure come Delrio stanno cercando di costruire alleanze all’interno del partito, coinvolgendo pezzi di cattolicesimo di sinistra, come Acli e Demos. Resta da vedere se queste manovre riusciranno a trasformare il Pd in una forza più competitiva e coesa.