Separazione carriere, magistrati protestano contro il Governo, “A rischio l’indipendenza”
I magistrati torinesi escono in silenzio dall’aula magna durante l’intervento del Ministero della Giustizia, manifestando contro il ddl costituzionale che prevede la separazione delle carriere.
La protesta: cartelli e Costituzione in mano
All’inaugurazione dell’anno giudiziario 2025, i magistrati torinesi hanno espresso il loro dissenso verso il ddl costituzionale in discussione, che propone la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Durante la cerimonia, presso l’aula magna intitolata a Fulvio Croce, molti magistrati hanno lasciato l’aula in silenzio al momento dell’intervento di Maria Teresa Gandini, rappresentante del Ministero della Giustizia.
Prima della cerimonia, i magistrati del distretto si erano radunati davanti al Palazzo di Giustizia, portando la Costituzione in mano e indossando coccarde tricolori. Alcuni cartelli riportavano una frase di Piero Calamandrei, padre costituente: «Se volete andare in pellegrinaggio dove è nata la nostra Costituzione, andate sulle montagne, nelle carceri, nei campi, dovunque è morto un italiano per riscattare la nostra libertà, perché è lì che è nata questa nostra Costituzione».
Il timore dei magistrati: “Indipendenza a rischio”
Durante l’evento, il presidente della Corte d’appello di Torino, Edoardo Barelli Innocenti, ha aperto i lavori con un discorso forte: «Attaccare i magistrati è una barbarie».
A seguire, Mario Bendoni, presidente della giunta piemontese dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm), ha spiegato il motivo della protesta: «La riforma costituzionale in discussione indebolisce la magistratura nel suo complesso, in particolare l’ufficio del pubblico ministero. Separandolo dall’ordine giudiziario, lo si attrae inevitabilmente nell’orbita del potere esecutivo. Questo è il nostro timore.»
Bendoni ha sottolineato le implicazioni per i diritti dei cittadini: «Senza un pubblico ministero indipendente, sono i diritti, soprattutto quelli dei più deboli, a essere meno tutelati. Noi stiamo protestando come magistrati ma soprattutto come cittadini.»
Una riforma controversa
La proposta di separare le carriere tra giudici e pubblici ministeri è al centro di un acceso dibattito. Da un lato, i sostenitori ritengono che ciò possa garantire maggiore trasparenza e neutralità; dall’altro, i magistrati temono una pericolosa subordinazione del pubblico ministero al potere politico, mettendo a rischio l’indipendenza della magistratura e i diritti fondamentali dei cittadini.
L’episodio di Torino si inserisce in un contesto nazionale in cui la categoria si sta mobilitando per difendere l’autonomia e i principi sanciti dalla Costituzione italiana, con iniziative simili previste in altri distretti giudiziari.