Feltri contro Sanremo : “Il Festival? Viene voglia di sparare alla TV”, su Carlo Conti, “Sembra un impiegato della Cariplo”
Il giornalista attacca duramente il Festival, accusandolo di essere diventato una “sagra dell’analfabetismo musicale”. Critiche anche a Carlo Conti e all’invadenza televisiva dell’evento.
Sanremo “impossibile da evitare” e qualità in declino
Vittorio Feltri torna all’attacco del Festival di Sanremo, lamentandone la perdita di valore artistico e l’ossessiva presenza nei palinsesti televisivi.
Intervenuto su Radio Libertà, ha dichiarato:
“Anche cambiando canale, prima o poi te lo becchi. È così invadente che viene voglia di sparare al televisore.”
Ma la critica più feroce è rivolta alla qualità musicale:
“Le canzoni sembrano scritte da ragazzini che fischiettano per strada.”
I rapper nel mirino: “Non cantano, parlano”
Uno dei bersagli principali di Feltri è il ruolo crescente dei rapper nel Festival, considerati i principali responsabili del suo declino artistico:
“Non cantano, parlano. È una deriva che dimostra il decadimento culturale della musica italiana.”
Secondo il giornalista, Sanremo sarebbe diventato una sorta di “sagra dell’analfabetismo musicale”, privo di interpreti capaci di emozionare.
Stoccate a Carlo Conti: “Un impiegato della Cariplo”
Feltri non risparmia neppure il conduttore dell’edizione 2025, Carlo Conti, paragonandolo a un anonimo impiegato di banca:
“È come un impiegato della Cariplo: corretto, monotono e totalmente privo di emozioni.”
Non è la prima volta che il giornalista si scaglia contro il Festival, ma questa volta il suo giudizio sembra definitivo:
“Non lo guarderò nemmeno per curiosità.”
Un attacco che riaccende il dibattito
Le parole di Feltri si inseriscono in un dibattito sempre acceso sulle scelte artistiche di Sanremo e sul peso crescente del rap e della trap nel panorama musicale italiano.
Mentre il Festival si prepara a debuttare sotto la guida di Carlo Conti, l’attacco del giornalista conferma come l’evento continui a dividere l’opinione pubblica tra chi lo considera una celebrazione della musica contemporanea e chi, come Feltri, lo ritiene un simbolo del suo declino.