Malumori nel Pd, Simona Malpezzi contro Elly Schlein, “Non voterò mai contro Jobs Act”
La segretaria dem conferma il sostegno al referendum promosso dalla Cgil, mentre nel partito emergono voci critiche: “Meglio guardare al futuro del lavoro”.
La posizione del Partito Democratico sul referendum per l’abrogazione del Jobs Act continua a dividere. Durante la Direzione nazionale del partito, Elly Schlein ha confermato il pieno appoggio del Pd al referendum promosso dalla Cgil, una decisione che ha generato malumori tra l’ala riformista del partito, storicamente vicina alla riforma sul lavoro voluta dal governo Renzi tra il 2014 e il 2016.
Malpezzi: “Il Jobs Act è superato, ma il referendum non aiuta”
Una delle voci più critiche all’interno del Pd è quella di Simona Malpezzi, ex capogruppo dem al Senato, che esprime perplessità sulla scelta del referendum.
“Il mercato del lavoro è cambiato a una velocità incredibile, e l’abrogazione proposta dai quesiti referendari non aiuta a migliorarlo”, afferma Malpezzi. Secondo la senatrice, piuttosto che concentrarsi su una riforma ormai svuotata da interventi legislativi e sentenze della Corte Costituzionale, il Pd dovrebbe guardare avanti, occupandosi di salari bassi, precarietà e parità di genere nel mondo del lavoro.
Un Pd che oscilla tra sinistra e riformismo
Il sostegno al referendum, che coinvolge anche il tema della cittadinanza per gli stranieri, solleva interrogativi sulla posizione politica del Pd. Malpezzi ribadisce che il partito deve restare una casa aperta a diverse sensibilità, evitando di appiattirsi sulle posizioni del Movimento 5 Stelle, storicamente contrario al Jobs Act.
“Penso che il Pd debba continuare a fare il Pd, senza inseguire né la Cgil né il M5S. Il partito deve parlare a tutti i mondi possibili, senza perdere la propria identità”, sottolinea Malpezzi.
Anche sul tema della guerra in Ucraina, la senatrice evidenzia come Schlein abbia difeso la necessità di una Difesa europea, allontanandosi dalle posizioni più pacifiste di Giuseppe Conte.
Pluralismo o conflitto interno?
Nonostante le divergenze, Malpezzi nega che all’interno del Pd ci sia un conflitto aperto. “Siamo l’unico partito con una vera direzione e un dibattito interno. La pluralità di opinioni non è un segno di scontro, ma di ricchezza”, afferma.
Secondo l’ex capogruppo, l’area riformista avrebbe potuto adottare una posizione di rottura, ma ha scelto la strada del dialogo e della condivisione, evitando di votare contro la relazione della segretaria.
Il referendum sul Jobs Act sarà dunque un banco di prova per l’unità del Pd, tra il nuovo corso progressista di Schlein e la tradizione riformista che ancora rivendica i risultati ottenuti nel passato.