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Rivolta social all’interno del Pd contro la Schlein, i dem si spaccano sul riarmo Ue, “Con questa segretaria non prendiamo neanche il 17%”

La segretaria dem boccia il piano della Von der Leyen, ma nel Partito Socialista Europeo e tra i dem italiani la sua posizione resta minoritaria.

Schlein contro il piano di riarmo Ue, il Pd si divide

La trasferta di Elly Schlein a Bruxelles, in occasione del vertice del Partito Socialista Europeo (Pse) dedicato al piano di riarmo dell’Unione Europea, si è rivelata un passo falso. La segretaria del Partito Democratico ha preso posizione contro il ReArm, il piano presentato dalla presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, ma si è ritrovata isolata sia tra i leader progressisti europei sia all’interno del suo stesso partito.

«Noi crediamo serva una difesa comune e davvero europea, non il riarmo e l’aiuto al riarmo dei singoli Stati nazionali senza che questo produca automaticamente progetti fatti insieme da più Paesi europei e interoperabilità e coordinamento dei sistemi di difesa», ha dichiarato Schlein davanti all’assemblea.

Una posizione che ha subito evidenziato la frattura con i principali esponenti dem a Bruxelles. Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Europeo, ha precisato: «La linea del Pse è che il ReArm è un atto iniziale importante per la creazione di una difesa comune europea. Non c’è nessuna rincorsa bellicista, nessuna distruzione del welfare ma solo la necessità di rendere più sicure le nostre democrazie». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Giorgio Gori, che ha parlato del piano come di «un passo per assicurare la sicurezza dei nostri cittadini».

Due dichiarazioni che smentiscono in modo netto la posizione della segretaria, evidenziando un solco profondo tra la sua visione e quella del resto del partito.

Von der Leyen diffidente verso i progressisti italiani

Il disallineamento del Pd su un tema chiave come la difesa europea non è passato inosservato neanche a Ursula Von der Leyen, che da tempo guarda con sospetto alla sinistra italiana, e in particolare alle frange più radicali vicine a Nicola Fratoianni e ai Verdi europei. La presidente della Commissione teme che, se il piano di riarmo fosse sottoposto al voto dell’Europarlamento, potrebbe perdere la maggioranza a causa delle defezioni provenienti da quest’area politica.

Per questo motivo, l’approvazione avverrà con una risoluzione politica, che sarà votata giovedì prossimo e fungerà da copertura istituzionale al progetto senza passare per una votazione formale.

Pd in difficoltà tra Bruxelles e Roma

La posizione di Schlein sta creando malumori non solo in Europa, ma anche in Italia. La segretaria si trova sempre più spesso in contrasto con esponenti storici del Pd, tra cui Paolo Gentiloni, che ha criticato apertamente la sua strategia, e Dario Franceschini, che ha cercato di mediare, proponendo una grande manifestazione per l’Europa, nel tentativo di ricompattare il partito.

A rendere ancora più complicata la situazione, la bufera che ha investito il Pd europeo con le autosospensioni di Alessandra Moretti ed Elisabetta Gualmini per il Qatargate, un colpo che ha ulteriormente indebolito la delegazione italiana all’Europarlamento.

Ora la sfida per Schlein è evitare una frattura definitiva all’interno del partito. Il compito di trovare un compromesso è affidato a Nicola Zingaretti, capodelegazione dem a Bruxelles, che dovrà convincere la segretaria a sostenere la risoluzione sul ReArm. Un possibile punto d’incontro potrebbe essere l’esclusione dei fondi di coesione, destinati alle regioni meno sviluppate come il Mezzogiorno, dal finanziamento del piano.

Se la segretaria non troverà una sintesi, il rischio è che il Pd si presenti diviso anche alla manifestazione pro-Ue di sabato prossimo a Roma, facendo il gioco del centrodestra e confermando le difficoltà della sinistra nel definire una linea chiara sulla politica internazionale.