Meloni: “Attaccano mia figlia per colpire me. Ma voglio tornare dagli elettori dicendo: lo avevamo promesso, lo abbiamo fatto”

In un’intervista all’Adnkronos, la premier Giorgia Meloni denuncia attacchi personali e sessisti e richiama le opposizioni al rispetto della democrazia.

“Colpiti anche i miei affetti più cari”

In una lunga intervista rilasciata al direttore dell’Adnkronos, Davide Desario, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha affrontato con toni decisi il tema dell’odio politico, delle campagne personali e degli attacchi sessisti di cui si ritiene oggetto da anni. Un bilancio netto, quello della leader di Fratelli d’Italia, che denuncia l’uso strumentale del confronto politico da parte di opposizioni e media, spinti — secondo la sua lettura — fino al limite dell’aggressione personale.

Sono cresciuta in un quartiere storicamente di sinistra, Garbatella. Ho iniziato la mia militanza politica a scuola, sono abituata al confronto anche aspro”, ha premesso Meloni. “Ma quello che mi è dispiaciuto è vedere che, pur di colpire me e il governo, alcuni non si siano fatti scrupoli nel coinvolgere mia sorella, il padre di mia figlia e persino mia figlia stessa. Una strategia di character assassination, spesso senza alcuna ragione”.

“Sessismo e silenzi ipocriti”

La premier ha poi puntato l’attenzione sugli attacchi sessisti, sottolineando l’assenza di reazioni da parte di chi, a parole, si dichiara paladino dei diritti delle donne: “Troppe volte sono stata oggetto di attacchi sessisti vergognosi, nel silenzio di quelli che si riempiono la bocca di parole come parità e rispetto. Non bisogna abituarsi a questo imbarbarimento”, ha affermato.

Meloni ha ribadito la necessità di contrastare ogni forma di odio politico, citando nel suo messaggio anche il 50esimo anniversario della morte di Sergio Ramelli: “Ho messo in guardia soprattutto i più giovani dai cattivi maestri che giustificano la violenza come strumento di lotta politica. Oggi vediamo preoccupanti segnali di un nuovo odio, visibile negli insulti antisemiti contro la senatrice Liliana Segre e nelle aggressioni ai giovani di destra nelle scuole e nelle università”.

Antifascismo, stampa e pluralismo

Nel cuore della riflessione, anche la critica all’uso strumentale della categoria dell’antifascismo da parte delle opposizioni. “Rifuggo dall’utilizzo propagandistico di certe etichette. Il vero discrimine è tra chi difende la democrazia sempre e chi lo fa solo a corrente alternata”, ha detto, sottolineando che “a destra da tempo non c’è imbarazzo nel condannare ogni forma di dittatura, cosa che la sinistra ancora fatica a fare”.

Infine, Meloni ha rivendicato il pluralismo dell’informazione, rispondendo alle accuse di controllo mediatico: “In Italia ci sono giornalisti liberi e agguerriti che criticano costantemente il governo. Non abbiamo mai voluto sostituire un’egemonia di destra a quella che per anni è stata di sinistra. Vogliamo garantire spazi di libertà a tutti”.

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