Referendum sulla cittadinanza, Vannacci attacca: “Serve solo a fare campagna elettorale, deve fallire”
A poco più di un mese dal voto, il generale leghista boccia il quesito sull’acquisizione della cittadinanza italiana: “Calcolo elettorale, non scelta di principio”.
Vannacci boccia il referendum: “Solo propaganda elettorale”
A poco più di un mese dai cinque referendum abrogativi dell’8 e 9 giugno, si accende il dibattito politico. Tra i quesiti, quattro riguardano il mondo del lavoro, mentre il quinto interviene sul percorso per l’acquisizione della cittadinanza italiana da parte degli stranieri. Ed è proprio quest’ultimo tema a suscitare la reazione durissima del generale Roberto Vannacci, oggi eurodeputato della Lega.
«Il vero scopo del referendum è fare campagna elettorale. È fatto per mero calcolo di voti e dovrebbe fallire», ha dichiarato senza mezzi termini Vannacci, riferendosi esplicitamente al quesito sulla cittadinanza. Un’accusa netta, che punta il dito contro chi sostiene la modifica dell’attuale normativa in vista delle elezioni europee.
Cinque quesiti e tensione crescente
Il referendum sulla cittadinanza non è l’unico al centro delle polemiche. Gli altri quattro quesiti riguardano il lavoro e sono stati promossi da una vasta area della sinistra e del sindacalismo di base. Ma è quello sullo ius soli e i percorsi di naturalizzazione a spaccare nettamente le posizioni.
Per Vannacci, la consultazione popolare non nasce da un’urgenza sociale, bensì da un’operazione di propaganda, pensata per mobilitare un certo elettorato in vista del voto europeo. Il suo giudizio è chiaro: «Dovrebbe fallire».
Una sfida politica oltre il merito
Le parole del generale confermano che, al di là dei contenuti specifici, il voto referendario sarà anche un test politico. Con i partiti divisi tra chi cerca un’affermazione identitaria e chi, invece, denuncia strumentalizzazioni e scopi elettorali. Il referendum sulla cittadinanza, in particolare, rischia di diventare terreno di scontro tra visioni opposte su immigrazione, integrazione e appartenenza nazionale.
Nel frattempo, la campagna referendaria entra nel vivo. E il fronte del “no”, almeno sul tema cittadinanza, ha già il suo portavoce più diretto: Roberto Vannacci.