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Remigration Summit, Vannacci smonta Gassman: “Ipocrisia radical chic, altro che democrazia”

Dopo le critiche dell’attore sul Remigration Summit, l’eurodeputato leghista replica duramente: “Difendere idee scomode è democrazia, non pensiero unico”

Remigration Summit, Vannacci difende l’evento e attacca Gassmann

Scoppia il caso politico attorno al Remigration Summit organizzato a Gallarate, nel teatro intitolato a Vittorio Gassman. Dopo le critiche di Alessandro Gassmann, che ha chiesto di rimuovere il nome del padre dal teatro per protestare contro la presenza di partiti di estrema destra, arriva la replica dell’eurodeputato della Lega Roberto Vannacci.

“La solita ipocrisia radical chic. Il Remigration Summit si è svolto nel pieno rispetto della legge e della libertà d’espressione”, ha dichiarato Vannacci.
Secondo il generale, oggi parlamentare europeo, l’evento avrebbe affrontato un tema reale e legittimo:
“Un evento regolarmente autorizzato, che ha affrontato un tema scomodo ma reale: la gestione dei flussi migratori e il diritto dei popoli a preservare la propria identità.”

“Il teatro è pubblico, non è di Gassmann. Difendere idee forti non è un crimine”

Vannacci ha poi rivolto un attacco diretto all’attore romano:
“Alessandro Gassman, evidentemente più interessato ai salotti romani che alla volontà popolare, propone di cancellare il nome di suo padre dal teatro.”

Rivendicando la natura pubblica dello spazio, ha aggiunto:
“Il Teatro Gassman non è proprietà privata, è un bene pubblico, dedicato a un grande attore, non al figlio.”

Infine, ha respinto le accuse di estremismo:
“Difendere le idee, anche forti, non è un crimine: è democrazia. Chi grida alla censura dimostra solo fastidio verso chi non si adegua al pensiero unico. Basta con le intimidazioni ideologiche.”

Il Team Vannacci: “Parlare di confini non è razzismo”

Alle dichiarazioni del generale, si sono aggiunte quelle di Stefania Bardelli, del Team Vannacci Vidoletti, che ha ribadito la legittimità del dibattito proposto al convegno:
“In questo Paese ormai basta parlare di confini, sovranità e identità per essere etichettati come estremisti.”

“A Gallarate si è parlato di rimpatri e difesa dei confini, non di razzismo. Questa è responsabilità. Chi urla allo scandalo lo fa perché non tollera il dissenso”, ha concluso.