Maria Falcone e Tina Montinaro commentano la scarcerazione definitiva del boss mafioso: “Non è giustizia, la verità è ancora lontana”
Maria Falcone: “Brusca ha collaborato, ma non ha detto tutto”
La liberazione definitiva di Giovanni Brusca, l’ex boss di Cosa Nostra noto per l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo e per l’attentato a Giovanni Falcone, riapre ferite profonde in chi ha vissuto sulla propria pelle gli anni delle stragi mafiose. A commentare con toni intensi e dolorosi la notizia è stata Maria Falcone, sorella del magistrato assassinato nella strage di Capaci.
«Come cittadina e come sorella, non posso nascondere il dolore e la profonda amarezza che questo momento inevitabilmente riapre», ha detto Maria Falcone. «Ma come donna delle Istituzioni sento il dovere di affermare con forza che questa è la legge. Una legge, quella sui collaboratori di giustizia, voluta da Giovanni, ritenuta indispensabile per scardinare le organizzazioni mafiose dall’interno».
La scarcerazione di Brusca, avvenuta nel rispetto delle norme sui pentiti, non cancella però – secondo Maria Falcone – le zone d’ombra: «Le sue confessioni hanno contribuito all’arresto di molti mafiosi e alla confisca di beni, ma non è stato pienamente esaustivo. Rimane ancora nebulosa l’area riguardante i beni a lui riconducibili. La magistratura ha il dovere di indagare: colpire i mafiosi nei loro interessi economici è ciò che davvero li annienta».
“Ha ucciso un bambino, non ho parole per esprimere la mia rabbia”
«Brusca è l’autore di crimini orrendi, come il rapimento e l’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, tenuto in ostaggio per 779 giorni prima di essere strangolato e sciolto nell’acido», ha proseguito Maria Falcone, sottolineando che il suo giudizio personale rimane «separato da quello istituzionale». «Non trovo parole per esprimere il mio dolore e la mia rabbia personale, che è ancora più grande per chi quegli orrori li ha subiti direttamente. Ma proprio per questo oggi rinnovo il mio impegno, e quello della Fondazione che porta il nome di Giovanni, a lavorare per il rispetto della legge, fondamento della nostra democrazia».
Tina Montinaro: “Brusca libero? Questa non è giustizia”
Sulla stessa linea si è espressa anche Tina Montinaro, vedova di Antonio Montinaro, il capo scorta di Giovanni Falcone rimasto ucciso insieme a Vito Schifani e Rocco Dicillo nella strage del 23 maggio 1992.
«So bene che è stata applicata la legge, ma sono molto amareggiata. Questa non è giustizia né per i familiari né per le persone perbene», ha detto Montinaro. «A distanza di 33 anni i processi continuano e noi familiari non conosciamo ancora la verità».
Un richiamo diretto alla società civile: «Mi aspetto che la città si indigni dinanzi a questa notizia, se davvero è cambiata. Non si può restare indifferenti. Brusca sarà anche un collaboratore di giustizia, ma è indegno che oggi sia libero».