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Pd nel caos dopo il flop, Schlein prepara la purga: congresso lampo per far fuori la minoranza

La segretaria dem pronta a muovere le pedine subito dopo le Regionali. L’obiettivo? Sforbiciare i dissidenti, azzerare gli equilibri e blindare le future liste

Verso il congresso anticipato: la mossa del “bastone”

Il fallimento dei referendum ha riacceso le tensioni nel Partito Democratico e fatto ripartire il chiacchiericcio su una possibile mossa a sorpresa di Elly Schlein: il congresso anticipato, da convocare subito dopo le elezioni regionali. Nell’entourage della segretaria si vocifera con insistenza, e circola perfino una data. Che sia un’operazione vera o un bluff strategico, l’effetto è chiaro: mettere pressione alla minoranza interna, sempre più divisa.

Da una parte ci sono i riformisti combattivi, capeggiati da Pina Picierno, affiancata da nomi come Marianna Madia e Filippo Sensi, fedelissimo dell’epoca Renzi. Dall’altra i democristiani silenziosi, guidati da Alessandro Alfieri e dal “padre nobile” Lorenzo Guerini, unico della minoranza a far parte della segreteria, ma considerato da molti solo una foglia di fico.

Poi ci sono gli attendisti, il terzo fronte, in bilico tra convenienza e sopravvivenza. Ne fanno parte personalità come Dario Franceschini, Alberto Losacco e la capogruppo alla Camera Chiara Braga, prudenti e inclini alla stabilità, ma pronti a schierarsi in caso di terremoto interno.

Obiettivo: liste blindate e opposizione azzerata

Nel Pd si respira l’aria di un déjà vu. Si teme che il prossimo giro di liste, approvate con il bollino del Nazareno, possa trasformarsi in una “mattanza”, come nel 2018 con Matteo Renzi. In quell’occasione, l’organigramma fu approvato a notte fonda, tra pianti, urla e accuse.

Schlein, raccontano i suoi, vuole evitare il caos e arrivare a una nuova conta con in mano tutti gli strumenti per blindare il partito. Il congresso servirebbe proprio a questo: ridurre il peso della minoranza, cancellare gli spazi ai dissidenti riconducibili a Stefano Bonaccini e ottenere una maggioranza schiacciante. Un modo per sanare anche quella che molti definiscono una “anomalia originaria”: Schlein vinse le primarie, ma perse nei numeri interni del partito, dove i circoli premiarono Bonaccini.

L’idea, sussurrano i “pretoriani” della segretaria nei corridoi di Montecitorio, è semplice: «Così imparano la prossima volta». E con un partito sotto controllo, nessuna scena madre, nessun veto. Solo agibilità totale.

Picierno bruciata, Bettini evoca la “tenda moderata” e Sensi si ribella

Nel frattempo, l’unica figura potenzialmente in grado di sfidare Schlein in un congresso, Pina Picierno, sarebbe restia a bruciarsi in uno scontro già perso. Così si fa strada l’ipotesi di un candidato “finto”, uno sparring partner per salvare le apparenze, come fu Rosy Bindi nel 2007 contro Veltroni. Il “delitto perfetto”, insomma: congresso rapido, leadership rafforzata, nessun vero sfidante.

Intanto, nel Pd si riaccende anche il dibattito sul “cespuglio moderato”. L’ideologo Goffredo Bettini rilancia il progetto della “tenda” per liberali e centristi. Ma la proposta fa infuriare Filippo Sensi, che replica sarcastico:
«Leggo dotte dissertazioni sulla necessità di una “tenda” dove raccogliere liberali, moderati. Ovviamente, fuori dal Pd. Magari lontano dalla vista, fosse mai che disturbino». E aggiunge:
«Ricordo che il nostro partito è nato proprio come luogo di questa contaminazione. E continuerà ad esserlo».

Una polemica che certifica l’ennesimo cortocircuito in casa dem. E mentre i toni si alzano, Elly Schlein prepara la stretta definitiva: congresso, liste pulite, opposizione azzerata. E una sola voce a decidere la linea.