Italia & Dintorni

Pd contro il governo: “Ignorate le famiglie, bonus baby-sitter subito”

Il Partito Democratico denuncia l’esplosione dei costi dei centri estivi e propone un bonus per sostenere le famiglie italiane in difficoltà economica.

Una spesa insostenibile per migliaia di genitori

Con la chiusura delle scuole, l’estate per molte famiglie italiane diventa una corsa ad ostacoli. Dove lasciare i bambini mentre mamma e papà lavorano? La risposta, spesso, sono i centri estivi. Ma oggi sempre più famiglie sono costrette a rinunciarvi per un motivo ben preciso: i costi sono diventati proibitivi.

Secondo l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, la spesa media mensile per ciascun figlio in un centro privato è salita a 704 euro, mentre nei centri pubblici si aggira attorno ai 396 euro. Un incremento, rispetto agli anni scorsi, che arriva fino al 22%. A lanciare l’allarme è stato il Partito Democratico, che il 19 giugno ha organizzato una conferenza stampa per affrontare il tema.

“In questa Italia in cui va tutto bene, un bambino che finisce la scuola e non è figlio della premier, che fa? Dove va?”, ha chiesto provocatoriamente il deputato Marco Furfaro, tra i promotori dell’iniziativa.

Il Pd propone un “bonus baby-sitter”

A prendere posizione in modo deciso anche la capogruppo dem alla Camera, Chiara Braga, che ha denunciato: “Abbiamo superato il record di 100 decreti legge e questo governo ignora un tema che riguarda milioni di famiglie: garantire supporto quando le scuole chiudono. Che fine fanno bambine e bambini?”

Presenti alla conferenza anche Anna Ascani, vicepresidente della Camera, e Michela Di Biase, capogruppo Pd in Commissione Infanzia e Adolescenza. Quest’ultima ha rilanciato la proposta di legge a sua firma per introdurre un contributo economico destinato alle famiglie, da utilizzare per servizi di baby-sitting o attività integrative per l’infanzia.

“Le famiglie italiane non ce la fanno più: i costi dei centri estivi sono saliti fino al 22% rispetto agli anni scorsi”, ha sottolineato Di Biase. Un grido d’allarme che punta a spingere il governo ad affrontare una questione sempre più urgente, ma ancora trascurata.