Ilaria Salis, immunità in bilico: rischio carcere in Ungheria dopo la pausa estiva, “La battaglia continua”
Il Parlamento europeo ha rinviato la decisione sull’immunità di Ilaria Salis: se sarà revocata, potrebbe tornare in carcere in Ungheria per scontare il processo.
Rinvio decisivo: il caso Salis slitta dopo l’estate
Il voto sulla revoca dell’immunità parlamentare a Ilaria Salis, eurodeputata eletta con Alleanza Verdi-Sinistra, è stato ufficialmente rinviato. Lo ha annunciato lei stessa il 17 giugno con un messaggio sui social: “La battaglia continua!”. La Commissione Affari Giuridici del Parlamento europeo (JURI) ha posticipato la presentazione del parere sulla richiesta avanzata dalle autorità ungheresi, aprendo la possibilità che la decisione slitti a luglio o addirittura a settembre, dopo la pausa estiva.
Il relatore incaricato, lo spagnolo Adrián Vázquez Lázara, membro del Partito Popolare Europeo, non ha ancora depositato la relazione finale. Un ritardo tecnico, ma con pesanti conseguenze politiche. Se il Parlamento voterà a favore della revoca, Salis potrebbe essere nuovamente processata a Budapest, dove ha già trascorso oltre un anno in carcere.
Il passato in cella e l’elezione come scudo legale
Ilaria Salis è rimasta detenuta per quindici mesi in un penitenziario ungherese, in attesa di giudizio, con l’accusa di aver aggredito militanti neonazisti durante una manifestazione nel febbraio 2023. È stata liberata solo dopo essere stata eletta eurodeputata a giugno 2024, grazie alla candidatura voluta proprio per garantirle l’immunità parlamentare.
La normativa europea protegge i parlamentari da azioni giudiziarie, salvo per reati commessi in flagranza. Tuttavia, non esiste una regola scritta che tuteli i fatti commessi prima dell’elezione. In passato, alcune prassi hanno esteso le immunità anche a queste situazioni, ma il loro valore resta interpretativo.
Salis nel mirino di Orbán: “Attacco politico”
L’11 ottobre 2024, la presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola ha trasmesso alla Commissione JURI la richiesta di revoca dell’immunità presentata dalle autorità ungheresi. La stessa Salis, il giorno prima, aveva tenuto un duro discorso contro il premier Viktor Orbán, definendo il suo governo “un regime etnico autoritario”.
Secondo i sostenitori della parlamentare italiana, le accuse nei suoi confronti sono strumentali e politicamente motivate. Per i detrattori, invece, Salis avrebbe sfruttato l’elezione a Bruxelles per evitare di affrontare un regolare processo.
La commissione JURI l’ha ascoltata il 13 febbraio, ma ancora non si è pronunciata. Il clima politico attorno alla vicenda è incandescente. In caso di voto favorevole alla revoca, l’Ungheria potrebbe riprendere il procedimento penale nei suoi confronti. Non è detto, però, che ci sia un ritorno automatico in carcere: la misura cautelare sarà valutata dai giudici ungheresi.