Corteo contro il riarmo, il centrosinistra si divide: Giuseppe Conte diretto “Dov’è il Pd, chiedetelo a loro”
Oltre centomila in piazza a Roma contro guerra e riarmo. M5s e Avs presenti, il Pd spaccato tra assenza ufficiale e presenze individuali.
In centomila a Roma: “No alla guerra, no al genocidio”
Un fiume di persone ha attraversato le strade di Roma, da piazzale Ostiense al Colosseo, per dire no alla corsa al riarmo, alla guerra e al genocidio. Oltre centomila manifestanti secondo gli organizzatori hanno aderito all’iniziativa promossa dal comitato Stop Rearm Europe, con lo slogan “No guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo”. Più di 500 associazioni e realtà civiche hanno animato il corteo, tra striscioni, cori e bandiere pacifiste.
Sul piano politico, però, la manifestazione ha messo a nudo ancora una volta le divisioni interne al campo progressista. Se Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra hanno aderito ufficialmente, il Partito Democratico ha scelto di non partecipare come soggetto politico, lasciando libertà ai suoi esponenti di decidere singolarmente.
Conte provoca: “Se volete spiegazioni, chiedetele al Pd”
Presente in piazza, il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa e non ha risparmiato una stoccata ai dem. «Sono battaglie troppo importanti. Se ritenete che l’assenza del Pd sia una contraddizione, fate questa domanda al Partito Democratico, io non entro nel campo altrui», ha dichiarato ai giornalisti.
Pur ricordando la mozione unitaria in Parlamento – firmata anche dal Pd – per sospendere la cooperazione militare con Israele, Conte ha tracciato una distinzione netta: «C’è un popolo, la stragrande maggioranza, che dice che la corsa al riarmo è una follia. È folle sottrarre risorse al welfare per armarci sempre di più. Ora ci ritroveremo anche il 24 a L’Aia».
Il Pd resta diviso, Fratoianni minimizza le tensioni
Nonostante l’assenza formale del partito, alcuni esponenti del Pd hanno partecipato a titolo personale. L’eurodeputato Marco Tarquinio ha dichiarato: «La mia è una presenza personale, ma essendo un politico è anche un atto politico». Al suo fianco, tra gli altri, anche Arturo Scotto, Sandro Ruotolo, Paolo Ciani e l’europarlamentare Cecilia Strada, che ha scritto sui social: «Con 500 associazioni per fermare la corsa al riarmo, il genocidio in Palestina, la guerra globale. È un sistema che si può smantellare».
La linea ambigua dei dem, sospesa tra il sostegno atlantista e il richiamo della piazza pacifista, continua a generare tensioni. A tentare di rasserenare il clima ci ha pensato Nicola Fratoianni, che ha dichiarato: «Tutto viene letto in chiave di rottura del campo largo. In realtà, questo campo è più unito che rotto».
Ma gli slogan emersi durante il corteo raccontano un’altra realtà: cori contro la Nato, accuse dirette a Israele, e frasi ironiche come “Se si va in guerra, al fronte va Calenda”, rivolte al leader di Azione, più volte critico verso le manifestazioni pacifiste. Un mosaico eterogeneo che, al netto delle dichiarazioni ufficiali, fotografa le fratture aperte nel centrosinistra italiano.