Vertice Nato, Schlein accusa Meloni: “In ginocchio davanti a Trump”
Botta e risposta tra la segretaria del Pd e il presidente Usa. Critiche alla premier: “Non ha detto la verità, obbedisce a Trump”
Duello a distanza tra Elly Schlein e Donald Trump
Un duello inaspettato si è consumato in diretta tv tra Elly Schlein e Donald Trump, durante la trasmissione Tagadà su La7. Il confronto, seppur virtuale, è avvenuto nel bel mezzo della conferenza stampa del presidente americano a margine del vertice Nato all’Aja, mentre la segretaria del Partito Democratico commentava in collegamento.
Il presidente degli Stati Uniti ha definito “straordinario” il bombardamento dei siti nucleari iraniani, sottolineando il successo nell’“obliterare la capacità nucleare di Teheran”. Immediata la replica della leader dem: «Il modo per evitare che il regime teocratico e liberticida produca l’arma nucleare è la via negoziale, noi la pensiamo come il Segretario generale dell’Onu, non quella militare». E ha aggiunto: «Trump è uno che aveva promesso la pace in 48 ore dalla sua elezione, mentre a Gaza continua il massacro dei bambini palestinesi, anche in queste ore».
Meloni sotto accusa: “Obbedisce agli ordini americani”
La segretaria dem non ha risparmiato nemmeno Giorgia Meloni, criticandola duramente per l’allineamento sull’obiettivo del 5% del Pil da destinare alla spesa militare. Alla domanda su cosa avrebbe fatto se fosse stata lei premier, Schlein ha risposto: «No, non avrei accettato, pur rimanendo all’interno della Nato, così come rimane nell’Alleanza Atlantica anche la Spagna». Poi l’attacco diretto alla premier: «Meloni doveva tenere la stessa posizione della Spagna, che ha ribadito gli stessi impegni senza raggiungere il 5%. L’altro giorno la premier non ha detto la verità al Paese, perché impegnarsi al 5% di spesa militare sul Pil vuol dire spendere 445 miliardi in più da qui al 2035. Questo vuol dire la fine dello stato sociale in Italia».
Schlein ha insistito: «Giorgia Meloni, invece, non è in grado di dire no al suo amico Trump. Sanchez ha chiarito che a condizioni date l’obiettivo del 5% significherà l’aumento di spese militari a vantaggio dell’economia statunitense». Un’affermazione che mette in luce il timore, da parte dell’opposizione, che l’Italia stia perdendo autonomia in politica estera e sacrificando il proprio welfare a favore degli equilibri militari voluti da Washington.