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Vannacci e la polemica sul gay pride: “Li mandiamo a morire al fronte?”

Durante un comizio sul Gargano, l’europarlamentare leghista ha messo in discussione il valore militare delle nuove generazioni e della comunità LGBTQIA+.

Comizio in Puglia: Vannacci accende la polemica sul riarmo e i valori patriottici

È intervenuto a San Marco in Lamis, in provincia di Foggia, durante un evento organizzato dalla Lega. Il generale ed europarlamentare Roberto Vannacci è tornato a far discutere con dichiarazioni forti, questa volta legate al tema del riarmo europeo e al profilo delle nuove generazioni in vista di una possibile guerra.

Parlando in piazza, Vannacci ha criticato le politiche di difesa dell’Unione Europea, sottolineando come la guerra sia un fenomeno che si combatte “sul campo, con gli uomini, non con le tecnologie”. Riferendosi al conflitto in Ucraina, lo ha definito un “conflitto per procura”, rimarcando la necessità di recuperare ideali come “l’onore, la lealtà, il coraggio e lo sprezzo del pericolo”.

La frase sul gay pride che ha fatto esplodere la polemica

Ma è una riflessione ben precisa a scatenare l’ondata di critiche. In un passaggio del suo discorso, Vannacci ha citato il gay pride recentemente celebrato in Toscana, ponendolo in contrapposizione alla questione militare e al senso del dovere:

“Recentemente in Toscana c’è stato il gay pride. Ci mandiamo questi signori a morire al fronte. Ditemelo voi. Chi è pronto a questo sacrificio? Chi viene educato ancora con questi valori?”

Parole che molti hanno interpretato come un attacco diretto alla comunità LGBTQIA+, con una retorica che lascia intendere un presunto disallineamento tra l’identità sessuale e l’idoneità a combattere o servire in divisa. E ancora: “È inutile spendere 800 miliardi se poi al fronte non ci va a combattere nessuno.”

La reazione: critiche e accuse di discriminazione

Le dichiarazioni di Roberto Vannacci, già al centro in passato di numerose polemiche per affermazioni giudicate offensive verso le minoranze, hanno suscitato dure reazioni anche stavolta. Se da una parte non sono mancati applausi da parte del pubblico presente in piazza, sui social e nel dibattito politico si sono levate accuse di omofobia e discriminazione.

Molti esponenti della società civile e della politica hanno contestato il tono e il contenuto dell’intervento, definendolo “divisivo”, “retorico” e “pericoloso” in un contesto europeo che, proprio in questi giorni, discute di difesa comune e coesione sociale.