La giovane si era recata in studio per curare una carie ma è deceduta dopo l’estrazione di un dente del giudizio. Indagati tre odontoiatri.
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Trattamento non previsto e arresto cardiaco: la ricostruzione del caso
È morta tre giorni dopo essere entrata in uno studio dentistico per un trattamento che, secondo quanto emerso dalle indagini, non era stato programmato. Gaia Pagliuca, 23 anni, si era presentata il 26 settembre 2024 presso uno studio di Assisi per curare una carie, ma durante la seduta è stata sottoposta anche all’estrazione di un dente del giudizio. Poco dopo ha accusato un arresto cardiaco. Ricoverata in coma all’ospedale di Perugia, è deceduta il 29 settembre.
Secondo la consulenza medico-legale disposta dalla Procura di Perugia, il decesso è riconducibile a una tossicità sistemica da anestetico locale. Il documento chiarisce che il collasso cardiocircolatorio è stato causato dalla somministrazione del farmaco anestetico praticato durante l’intervento. Per la vicenda sono indagati per omicidio colposo tre dentisti, appartenenti allo stesso nucleo familiare.
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Dose elevata di anestetico e defibrillatore non utilizzato
Il giorno del trattamento, la giovane non si sarebbe presentata a digiuno, come si consiglia prima di procedure invasive. La perizia sottolinea che “il vomito alimentare non si sarebbe verificato se il paziente si fosse recato a digiuno”. Già in passato Gaia aveva manifestato ansia e nausea durante trattamenti odontoiatrici, tanto da essere spesso accompagnata dal padre.
Durante l’intervento, la giovane avrebbe percepito dolore nonostante l’anestesia tronculare iniziale. Secondo il consulente della Procura, erano state già iniettate quattro fiale di anestetico per il trattamento della carie, alle quali è stato aggiunto un “rinforzo” e successivamente due ulteriori fiale per anestesia intralegamentosa. La somma delle dosi è ritenuta un fattore determinante per l’evento tossico.
L’autopsia ha evidenziato che l’insuccesso iniziale dell’anestesia potrebbe essere dovuto a un’esecuzione tecnica non corretta o ad alterazioni anatomiche del nervo o dell’osso mandibolare. L’assenza di uno studio radiografico preliminare avrebbe aumentato la probabilità di un risultato clinico negativo.
Un ulteriore elemento rilevato nella consulenza è l’omesso utilizzo del defibrillatore, che era presente nello studio ma non impiegato nel momento critico. Il documento medico-legale riporta che “l’uso del defibrillatore era necessario per garantire un adeguato supporto delle funzioni vitali”. La paziente, infatti, è deceduta per le conseguenze di un arresto cardiaco protratto per circa un’ora.
La relazione conclude che “la condotta dei sanitari, in particolare del dentista che ha eseguito l’estrazione, non è esente da censura”. L’indagine giudiziaria è tuttora in corso.