Bari, Policlinico, pazienti oncologici in fila all’alba sotto il sole per la chemio: “Siamo stremati, sveniamo ma va sempre peggio”

Al reparto di Ematologia del Policlinico di Bari i malati attendono anche per ore sotto il sole, tra malori, disagi e proteste per l’organizzazione.

Attese all’alba e disagi per pazienti fragili

Già alle 7:30 del mattino, davanti al reparto di Ematologia del Policlinico di Bari, si formano code di pazienti oncologici in attesa di cure. Alcuni arrivano da fuori regione, altri da centri della provincia, tutti accomunati dalla necessità di sottoporsi a visite o terapie. L’attesa avviene spesso all’esterno, sotto il sole e in condizioni non idonee per persone affette da gravi patologie. Chi è più fortunato riesce a trovare posto in una piccola sala interna, che però dispone solo di circa cinquanta sedute, condivise con il reparto di Senologia. Altri si sistemano sulle scale o su muretti, nel tentativo di affrontare le ore che precedono la chiamata.

La trafila inizia con il ritiro del numeretto d’ingresso, prosegue con l’accettazione e termina, dopo un’ulteriore attesa, con la somministrazione dei farmaci. In molti casi si tratta di attese che durano intere giornate, in ambienti chiusi dove è obbligatorio indossare la mascherina. Alcuni pazienti riferiscono di sentirsi già provati ancor prima di iniziare il trattamento, mentre altri, pur trovando una sedia, raccontano di lunghi tempi di permanenza senza condizioni di reale comfort.

Le testimonianze dei pazienti: “Così è sempre peggio”

Federica, nome di fantasia, ha affrontato per un anno il viaggio da casa all’ospedale ogni giorno, percorrendo oltre 50 chilometri, prima del trapianto che le ha salvato la vita. Ora è impegnata nei controlli: “Si tratta di un consulto di dieci minuti, ma l’attesa è interminabile. Quando facevo terapia, dovevo sedermi fuori. Era così d’estate e d’inverno”.

Anna, accompagnatrice del marito malato oncologico, è arrivata da Altamura: “All’inizio era difficile anche capire il sistema di chiamata. L’attesa è lunga e frustrante, soprattutto per chi vive già una condizione difficile. Ci sono discussioni continue. Non è facile, nemmeno per chi assiste”.

Elio, paziente oncologico in cura da sette anni, viaggia dalla Calabria due volte l’anno. “Parto alle 6:30 per essere qui in tempo. Se non vengo chiamato entro le 13:30, perdo l’unico pullman utile e resto bloccato sei ore”.

Gianni, affetto da un tumore del sangue, è in reparto tre giorni al mese. “Sono arrivato alle 7:45, la fila era già lunga. Dopo la terapia, dieci giorni fa, sono svenuto. Non so se per il caldo o per altro, ma è successo”.

Michele, paziente oncologico e diabetico, frequenta il reparto due volte a settimana. Denuncia la lunghezza delle attese e le difficoltà legate al sistema dei numeri: “Ci danno un numeretto per la privacy, poi ci chiamano per cognome. È tutto fermo. Passano giornate intere, e con esse anche la lucidità. I medici sono professionali e molto disponibili, ma sono impotenti di fronte a questa situazione”.

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