Dal prossimo anno scolastico sarà possibile richiedere pasti conformi ai precetti islamici nelle scuole bolognesi. Lega e Fratelli d’Italia insorgono: “Sottomissione culturale”.
Menu halal a scuola: la decisione del Comune accende il dibattito
A partire da settembre 2025, nelle mense scolastiche di Bologna sarà introdotta la possibilità per tutte le famiglie di richiedere una “dieta culturale religiosa” halal, in aggiunta a quelle già disponibili come vegetariana, vegana e senza carne o pesce. Lo ha annunciato la direttrice del Dipartimento educazione, istruzione e nuove generazioni del Comune con una comunicazione ufficiale rivolta alle scuole.
La decisione, presa in accordo con il gestore della refezione scolastica Ribò, prevede l’utilizzo di carne avicola certificata halal, proveniente da animali nati, allevati e macellati in Italia secondo le indicazioni islamiche. La dieta sarà accessibile a tutta l’utenza scolastica cittadina, su richiesta.
La misura, presentata come un ampliamento dell’offerta alimentare per favorire l’inclusione, ha immediatamente sollevato forti reazioni nel mondo politico, in particolare da parte di Lega e Fratelli d’Italia, che parlano di “sottomissione culturale” e “discriminazione al contrario”.
Le critiche di Lega e Fratelli d’Italia: “Scelta ideologica e sbilanciata”
Durissime le parole dell’europarlamentare Annamaria Cisint e del capogruppo leghista in Consiglio comunale Matteo Di Benedetto, che definiscono la decisione del Comune un “atto gravissimo”. “Un’inaccettabile sottomissione ai dettami di un integralismo che nulla ha a che vedere con i valori fondanti della nostra civiltà”, dichiarano, accusando la giunta di sinistra di incentivare pratiche contrarie alle tradizioni italiane.
Cisint ha aggiunto che “non possiamo accettare che una pratica tribale come la macellazione rituale diventi un modello scolastico”, e ha definito il rito halal “patriarcale e incompatibile con i valori democratici”. Per Di Benedetto, “mentre si tagliano i menu a base di carne, si accetta quella certificata da centri islamici: scelta assurda, i ragazzi tornano a casa affamati”.
Fratelli d’Italia: “E gli altri culti?”
Anche Stefano Cavedagna, eurodeputato bolognese di Fratelli d’Italia, ha attaccato la misura, denunciando “una discriminazione al contrario”. “Non si parla di cibo kosher per gli studenti ebrei, né di opzioni che rispettino il digiuno cristiano durante la Quaresima”, ha detto. Il politico intende presentare un’interrogazione urgente alla Commissione europea, sostenendo che l’iniziativa viola l’articolo 2 dei trattati UE in materia di pari trattamento e libertà religiosa.
“Questo atteggiamento radical chic, che si ammanta di finta inclusione, ha davvero stufato”, ha dichiarato Cavedagna, chiedendo maggiore equilibrio e il rispetto delle esigenze di tutte le confessioni presenti sul territorio.