Remigration Summit a Livorno, Vannacci: «Chi rifiuta la nostra cultura torni a casa»

Nella città simbolo della sinistra, l’estrema destra europea si è riunita per il Remigration Summit. Contestazioni fuori dall’hotel: cori, bandiere palestinesi e tensione con i militanti.

Il convegno e le parole di Vannacci

Per un giorno Livorno, storica roccaforte della sinistra italiana, è diventata il palcoscenico dell’estrema destra europea. Al Grand Hotel Palazzo, sul lungomare, si è svolto il Remigration Summit 2025, incontro organizzato dall’associazione Teseo Tesei, dalla Lega e da esponenti sovranisti internazionali, tra cui membri dell’Afd tedesca.
Ospite principale il generale Roberto Vannacci, eurodeputato e vicesegretario della Lega, accolto da applausi. La parola d’ordine della giornata è stata “remigrazione”: «Non è nulla di estremo, chi è entrato illegalmente deve tornare a casa. Non possiamo accogliere chi rifiuta la nostra cultura», ha dichiarato Vannacci, ribadendo la sua contrarietà ai ricongiungimenti familiari.
Il generale ha aggiunto: «Esiste un diritto all’emigrazione, non all’accoglienza. Ci definiscono estremisti, ma qui nessuno lancia molotov o pietre alla polizia. Gli estremisti sono là fuori». Dal palco, Vannacci ha attaccato anche le recenti mobilitazioni pro Palestina e in difesa della Global Sumud Flotilla: «In nome della pace stanno sperimentando la guerriglia. Gli scioperi bloccano i diritti di chi vuole lavorare, curarsi o raggiungere i propri cari».

Contestazioni e tensioni all’esterno

All’esterno dell’albergo, un centinaio di manifestanti ha risposto con cori, bandiere palestinesi e uno striscione con la scritta: «Fuori i fascisti da Livorno – Free Palestine». Le proteste hanno definito il summit «un insulto alla storia antifascista della città».
La tensione è salita quando alcuni giovani simpatizzanti di destra, prima di entrare in sala, hanno lanciato insulti e gesti di sfida verso i contestatori. L’intervento immediato della polizia ha evitato lo scontro diretto, mentre Vannacci ha fatto il suo ingresso da un’entrata laterale, lontano dalla folla.

La polemica politica e il via libera delle autorità

La scelta di Livorno come sede dell’evento era stata annunciata come una provocazione politica: «Saremo nella città più rossa, nella regione più rossa», avevano detto gli organizzatori. Nei giorni precedenti, il Partito Democratico locale e varie sigle di sinistra avevano chiesto di vietare il convegno, giudicandolo «contrario ai principi costituzionali» e accusando i promotori di diffondere teorie razziste.
Dopo una valutazione congiunta, però, Prefettura e Questura hanno deciso di non opporsi, spiegando che non erano emersi «incitamenti diretti all’odio o alla violenza» tali da configurare reati. L’evento si è quindi svolto regolarmente, sotto stretta sorveglianza di polizia e carabinieri, come parte di un progetto più ampio che punta a costruire una piattaforma comune tra movimenti identitari europei.

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