L’ex presidente della Camera, Bertinotti, accusa Conte e Schlein di guidare partiti senza radici popolari: “Il campo largo è incomprensibile, mancano soggetti forti”.
Bertinotti contro la nuova sinistra: “Non esiste più un’organizzazione di popolo”
Una riflessione amara e affilata quella di Fausto Bertinotti, ex segretario di Rifondazione Comunista e già presidente della Camera, che ai microfoni di Omnibus ha lanciato una dura critica contro l’attuale sinistra italiana. Il suo giudizio non risparmia nessuno: né la leader del Partito Democratico, Elly Schlein, né il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte.
“Temo di essere troppo critico – ha premesso Bertinotti – ma per quel niente che vale ho scritto un libro che si chiama La sinistra che non c’è. Rimango su questo tema: la sinistra non c’è. Per sinistra intendo un’organizzazione di popolo.” Parole che risuonano come una condanna per i due principali partiti d’opposizione, accusati di non rappresentare più le classi popolari, ma solo frammenti di un elettorato disorientato e privo di identità politica.
L’ex sindacalista ha spiegato che ciò che manca oggi è un legame autentico con il Paese reale, quello dei lavoratori, dei precari, dei pensionati, delle famiglie in difficoltà. “La sinistra – ha aggiunto – non può esistere senza un popolo che la riconosca come propria, e senza strutture in grado di organizzarlo e dargli voce.”
“Il campo largo è incomprensibile”
Non è la prima volta che Fausto Bertinotti interviene per criticare il cosiddetto “campo largo”, l’alleanza ipotetica tra Pd e Movimento 5 Stelle. Anche in questa occasione l’ex leader comunista ha ribadito la sua scarsa fiducia nel progetto, giudicato fragile e privo di contenuti politici forti.
“Le alleanze si possono pensare tra soggetti forti, prima ancora che vicini – ha detto –. Ma io oggi non vedo la forza nei soggetti in campo.” Un’affermazione che mette in luce, secondo Bertinotti, la vera crisi della sinistra contemporanea: l’assenza di un’identità autonoma e di una visione coerente capace di unire le varie anime progressiste sotto un obiettivo comune.
Per l’ex presidente della Camera, l’attuale opposizione guidata da Schlein e Conte appare più come un’aggregazione di interessi elettorali che come un movimento politico radicato nei bisogni delle persone. “Il problema non è solo vincere contro la destra – ha spiegato – ma ricostruire un pensiero di sinistra che sia popolare, riconoscibile e socialmente utile.”
Un vuoto politico che favorisce la destra
La riflessione di Bertinotti assume un peso particolare in un momento in cui la coalizione di governo guidata da Giorgia Meloni appare solida e priva di veri avversari. L’ex leader di Rifondazione ha sottolineato come la debolezza strutturale della sinistra sia uno dei motivi principali per cui la destra continua a dominare la scena politica.
“La sinistra non c’è perché non c’è più il popolo della sinistra”, ha ribadito. Una frase che sintetizza il dramma politico degli ultimi anni: la frattura tra le élite progressiste e le classi popolari, un tempo cuore pulsante dei movimenti di sinistra.
Per Bertinotti, ricostruire quella connessione è la sfida più grande, ma anche la più difficile. “Finché non si rinascerà come forza popolare – ha concluso – la sinistra resterà un concetto astratto, non una realtà politica.”