All’Istituto Oncologico Giovanni Paolo II di Bari asportato un tumore benigno raro. L’intervento, eseguito in laparoscopia, ha permesso di preservare il pancreas.
Intervento record all’Oncologico di Bari
Un’operazione eccezionale è stata portata a termine all’Istituto Oncologico Giovanni Paolo II di Bari, dove un’équipe chirurgica ha rimosso una rarissima forma di tumore benigno al pancreas senza dover asportare l’organo. La paziente, una donna di 66 anni, è stata dimessa dopo appena cinque giorni e già dal giorno successivo all’intervento ha potuto riprendere a mangiare. Il tumore, una neoplasia denominata Shwannona, è documentato in appena 60 casi in tutto il mondo.
A guidare l’équipe chirurgica è stato il dottor Matteo Scaramuzzi, coadiuvato dai colleghi Raffaele De Luca e Carmine Cartanese. “Il problema – ha spiegato Scaramuzzi – non è la tecnica, quella la conosciamo, ma la scarsissima letteratura medica su casi di questo tipo”. L’intervento è stato eseguito con un approccio mini-invasivo, permettendo di ridurre i rischi e i tempi di recupero, rappresentando un modello di riferimento per interventi futuri su patologie simili.
Una sfida medica e scientifica
La Shwannona è una neoplasia derivante da cellule che circondano i nervi, e nel caso specifico si era sviluppata nel pancreas, un organo delicato e complesso da trattare chirurgicamente. Nella maggior parte dei casi descritti in letteratura, i chirurghi hanno preferito asportare una parte consistente dell’organo anche in presenza di tumori benigni, per la mancanza di protocolli consolidati. “In altri casi – ha precisato Scaramuzzi – le équipe mediche hanno rimosso buona parte del pancreas pur riscontrando una formazione benigna, proprio perché non esistono linee guida su come intervenire. Noi abbiamo scelto di tentare la via più conservativa, evitando di compromettere la funzionalità dell’organo”.
L’intervento è stato eseguito in laparoscopia, una tecnica che prevede l’utilizzo di piccole incisioni e strumenti ad alta precisione. Questa modalità consente di ridurre le perdite ematiche, il dolore post-operatorio e i tempi di degenza, con un recupero molto più rapido rispetto alla chirurgia tradizionale. “In alcuni casi – ha aggiunto Scaramuzzi – è meglio non preservare l’organo, ma quando le condizioni lo permettono, la chirurgia mini-invasiva consente di evitare complicazioni come l’insufficienza epatica o pancreatiche gravi”.
Una speranza per la chirurgia futura
Il successo dell’operazione, sottolineano i medici, apre la strada a nuovi approcci terapeutici per la gestione di tumori rari e poco documentati. La paziente, dopo cinque giorni di ricovero, è potuta tornare a casa in buone condizioni e ha già ripreso le normali attività quotidiane. “Il nostro obiettivo – ha concluso Scaramuzzi – è offrire ai pazienti la miglior qualità di vita possibile, anche nei casi in cui la letteratura scientifica non fornisce risposte certe. Questo intervento dimostra che, con l’esperienza e la tecnologia giusta, si può salvare un organo senza rinunciare alla sicurezza”.
L’operazione realizzata all’Oncologico di Bari si aggiunge ai progressi della sanità pugliese nel campo della chirurgia mini-invasiva, confermando il ruolo di eccellenza della struttura nel panorama nazionale.