Il 23enne, dal carcere di Verona, scrive una lettera in cui accetta la condanna all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Cecchettin, ma il processo d’appello si terrà comunque.
La lettera dal carcere: “Mi assumo la piena responsabilità”
È una pagina scritta di suo pugno quella con cui Filippo Turetta, 23 anni, ha comunicato la decisione di rinunciare al ricorso in appello. Dal carcere di Verona, dove è detenuto, il giovane ha inviato una lunga lettera ai giudici per spiegare le ragioni della sua scelta.
«Fin dall’inizio del mio percorso giudiziario – scrive Turetta – ho fatto tutte le scelte possibili affinché questo potesse portare il più rapidamente possibile e in modo trasparente e sincero alla sentenza, qualsiasi essa fosse». Poi aggiunge: «Tristemente consapevole che purtroppo in nessun modo essa potrà pienamente rimediare ed eliminare il profondo dolore e sofferenza che ho causato con le mie gravissime azioni a Giulia e a tutti i suoi familiari e parenti».
Nel testo, Turetta dichiara di aver “maturato la convinzione e sentito il bisogno di assumersi la piena responsabilità per quello che ha fatto”, spinto – scrive – “dai forti sensi di colpa che provo”. E conclude: «Mi pento ogni giorno sinceramente dal profondo del cuore pensando a Lei e a tutto questo, e scelgo di rifiutare di affrontare i successivi gradi di giudizio e accettare la pena che ho ricevuto in primo grado».
L’accusa non si ferma: chiesto il riconoscimento delle aggravanti
Nonostante la rinuncia, il caso Turetta non si chiude qui. La Procura di Venezia ha infatti deciso di procedere con il giudizio d’appello, chiedendo che vengano riconosciute le aggravanti di crudeltà e stalking, escluse dalla Corte d’assise nella sentenza di primo grado.
Il procuratore facente funzione Stefano Ancillotto ha confermato: «Noi in appello ci saremo». La pubblica accusa ritiene che la dinamica del delitto presenti elementi di particolare brutalità e che le condotte precedenti all’omicidio – caratterizzate da controllo e ossessione – configurino a pieno titolo lo stalking.
Il processo di secondo grado, dunque, si terrà come previsto: il 14 novembre davanti alla Corte d’appello di Venezia, anche se Filippo Turetta non sarà presente in aula. La difesa ha già fatto sapere che i suoi legali “hanno preso atto della meditata e maturata decisione” del loro assistito.
Un ergastolo accettato ma ancora in discussione
Con la sua rinuncia, Turetta dichiara di accettare la condanna all’ergastolo inflitta in primo grado per l’omicidio di Giulia Cecchettin, avvenuto nel novembre 2023. Ma il nuovo grado di giudizio, richiesto dall’accusa, potrebbe modificare il quadro giuridico della sentenza, almeno sul piano delle aggravanti.
Il gesto del 23enne viene interpretato come una scelta simbolica, un tentativo di mostrarsi collaborativo e pentito, anche se le parole della sua lettera non cancellano l’atrocità del delitto che ha sconvolto l’Italia.
Il prossimo mese, quindi, si riapriranno le porte del tribunale di Venezia: un nuovo processo, senza l’imputato, ma con lo stesso peso insopportabile di una tragedia che continua a far discutere il Paese.