La deputata si dimette durante il Consiglio nazionale e accusa Conte: “Troppo appiattiti sul Pd”. Tra i pentastellati cresce il malumore interno.
Lo strappo clamoroso durante il Consiglio nazionale
Il terremoto arriva inaspettato durante il Consiglio nazionale del M5s. Chiara Appendino, ex sindaca di Torino e da tempo vicepresidente del Movimento, ha annunciato le sue dimissioni dal ruolo che le era stato affidato da Giuseppe Conte. “Le cose non vanno bene, bisogna mettersi in discussione e mi ci metto anche io”, ha detto davanti ai vertici pentastellati, prima di formalizzare il suo passo indietro.
Una decisione che ha colto di sorpresa molti dirigenti, anche se i segnali di rottura erano già emersi dopo le regionali in Toscana, dove la lista “progressisti indipendenti” ha raccolto appena il 4,5% dei voti. Appendino da tempo chiedeva una revisione profonda della linea politica, denunciando un Movimento “troppo appiattito sul Pd” e incapace di riconquistare gli elettori delusi.
“Abbiamo perso la voce del popolo”
In un lungo post sui social, Appendino ha spiegato le ragioni della sua scelta con parole che suonano come un atto d’accusa nei confronti della leadership di Conte:
“Il problema è nella nostra identità, nella direzione politica, nel modo in cui stiamo parlando – o non parlando – al Paese. Abbiamo il dovere di guardarci dentro. Mentre la destra governa male, il carovita divora stipendi e pensioni, le imprese soffocano sotto il peso dei dazi e l’economia arretra, il Movimento non riesce a intercettare chi si sente ai margini, a trasformare la rabbia in speranza e voglia di riscatto. E questo non è normale”.
Dietro queste parole c’è la convinzione che solo un M5s autonomo, libero dall’abbraccio del campo largo, possa tornare ai livelli di consenso del passato. Un messaggio che trova eco in parte della base, ma che viene liquidato come “polemica sterile” dal fronte contiano.
Conte minimizza, ma il malessere cresce
Dal quartier generale del Movimento 5 Stelle, la reazione è improntata alla calma. Nessuna allusione a scissioni, nessuna resa dei conti. “Appendino resta una figura di valore, ma la linea politica non cambia”, è la posizione ufficiale.
Diversamente da Luigi Di Maio, che nel 2022 aveva portato via con sé una pattuglia di parlamentari, Appendino oggi non dispone di un gruppo pronto a seguirla. Tuttavia, la sua scelta potrebbe rimettere in moto l’area più critica verso l’alleanza strutturale con il Pd e risvegliare vecchi malumori.
Si parla anche di un possibile asse con Virginia Raggi, altra ex sindaca pentastellata che ha sempre espresso scetticismo sull’intesa con i dem. E c’è chi teme un intervento diretto di Beppe Grillo, che in passato aveva minacciato di riprendersi nome e simbolo del Movimento.
Conte blinda la leadership e prepara la nuova squadra
Nonostante la defezione, Giuseppe Conte non intende arretrare. Nei prossimi giorni verrà lanciato un nuovo voto online per la sua riconferma alla guida del Movimento, in una competizione senza rivali. Subito dopo, sarà formata una nuova squadra di vicepresidenti, tra cui potrebbero figurare Ettore Licheri, Francesco Silvestri, Vittoria Baldino e Paola Taverna.
Intanto, tra i parlamentari serpeggia una domanda: Appendino si candiderà contro Conte in futuro?. Per ora, l’ex sindaca tace. Ma il suo addio lascia un segno profondo in un Movimento che, ancora una volta, si scopre diviso e incerto sul proprio destino.