Il filosofo Massimo Cacciari interviene dopo lo scontro tra la leader del Pd e la premier: “Meloni governa nel perenne stato d’eccezione, Schlein può ambire a Palazzo Chigi”.
“Schlein può diventare premier: chi lo nega vuole il ritorno di Renzi o Letta”
“Chi lo dice che Schlein non può ambire a Palazzo Chigi? Quelli che vogliono il ritorno di Renzi o di Letta, o chi come Calenda, che infatti sta al due per cento, pensa di dover allargare al centro”.
Con queste parole, Massimo Cacciari interviene nel dibattito politico con un’intervista a Repubblica, schierandosi a sostegno della segretaria del Partito Democratico dopo il duro scontro con la premier Giorgia Meloni sulla libertà d’espressione.
L’ex sindaco di Venezia difende la leader dem dalle critiche interne e rilancia la sua candidatura alla guida del Paese, in un momento di forte tensione politica e di crescente polarizzazione tra governo e opposizione.
“Meloni debole, ha bisogno di un nemico per tenere unito il consenso”
Cacciari analizza lo scontro tra Meloni e Schlein in un quadro più ampio, collegandolo alla fragilità delle democrazie occidentali: “È una polemica che nasce da un contesto più grande e complesso, dove le democrazie europee sono sempre più deboli rispetto alle grandi economie e ai nuovi imperi come Cina e India”.
Da qui, secondo il filosofo, deriverebbe la necessità della premier di trovare costantemente un bersaglio: “Meloni è debole e quindi ha questa continua necessità di avere un nemico, di dargli la caccia, dire che siamo attaccati, che non ci lasciano governare, che c’è il terrorismo e che ci vogliono male. Così può dire che il Pd è come Hamas senza perdere nemmeno un voto”.
Una strategia, spiega Cacciari, che ricalca quella già vista in altri contesti politici internazionali, dove la costruzione di un “nemico interno” serve a rafforzare la leadership e a compattare l’elettorato.
“L’attacco a Ranucci è parte di un clima da stato d’emergenza”
Nel suo intervento, Cacciari collega anche il recente attentato a Sigfrido Ranucci al clima politico nazionale: “Il fatto che Schlein abbia legato tutto questo all’attentato a Ranucci non è un’idea peregrina, perché è un’intimidazione alla libertà di stampa che si colloca dentro questo clima di stato di eccezione e di continua emergenza”.
Il filosofo denuncia una tendenza preoccupante alla decretazione d’urgenza e a un Parlamento ridotto a mero esecutore: “Tutti i gesti non fanno altro che confermare questo stato di eccezione, far sì che permanga. È lo stesso schema visto con Trump”.