Dante Benedetti, il bambino poeta che legge Tolstoj e studia tra i monti

A soli dieci anni ha vinto un premio letterario nazionale con una poesia ispirata alla guerra. Vive in Val Pusteria e studia a casa con la madre.

Un talento precoce tra i monti dell’Alto Adige

In mezzo agli adulti vincitori del Premio letterario Carlo Bo–Giovanni Descalzo, a Sestri Levante, spiccava un bambino con una camicia a quadrettoni e lo sguardo curioso di chi ama osservare il mondo. Si chiama Dante Benedetti, ha dieci anni e vive a San Lorenzo di Sebato, in Val Pusteria, tra boschi e silenzio. La sua poesia, “L’Appassionata”, ha conquistato la giuria con la forza delle immagini e la profondità di un racconto che sembra scritto da un autore maturo.
L’opera è nata leggendo Ultime lettere da Stalingrado, una raccolta di missive dei soldati tedeschi durante la Seconda guerra mondiale. “Mi ha colpito la lettera di un pianista che scrive alla moglie di aver perso le dita, ma racconta anche di un compagno che trova un pianoforte e inizia a suonare L’Appassionata di Beethoven mentre cento soldati ascoltano sfidando le granate”, spiega Dante con la naturalezza di chi vive la letteratura come un linguaggio quotidiano.

La vita tra libri, natura e studio a casa

Dante ama leggere quanto scrivere. Attualmente sta terminando Guerra e pace di Lev Tolstoj e considera Mario Rigoni Stern uno dei suoi autori preferiti: “Il sergente nella neve mi è piaciuto molto, ma Il bosco degli urogalli è il suo libro più bello”, racconta. Il suo linguaggio è ricco e preciso, sorprendente per un bambino di quinta elementare che non frequenta la scuola in modo tradizionale.
A insegnargli è la madre Marta, che ha scelto l’educazione domestica. “È stata una decisione naturale – spiega –. Vivendo tra le baite, immersi nella natura, abbiamo scoperto un modo di imparare più libero, legato alle curiosità di ogni giorno. Con il Covid la scelta è diventata definitiva”.
Il padre, Dietmar, è allenatore di sci e trasmette al figlio la passione per lo sport. Dante scia, arrampica (“Ho raggiunto il livello 6b”) e pratica tiro al poligono. “Il golf l’ho provato, ma dopo un po’ mi sono annoiato”, dice sorridendo. Oltre alle poesie, scrive racconti di caccia e trova ispirazione nei paesaggi che lo circondano: “Quando guardo un mughetto o un tramonto tra le montagne, le parole arrivano da sole”.

Un piccolo filosofo lontano dai social

Nonostante il successo, Dante Benedetti resta un bambino umile e riflessivo. “Diventare scrittore? Non credo, servono doti più grandi delle mie”, afferma con disarmante sincerità. Ama suonare strumenti musicali – flauto dolce, ukulele, balalaica e tamburo – ma senza ambizioni da virtuoso: “Mi piace imparare un po’ di tutto”.
Il piccolo poeta non ha uno smartphone e ha un’idea chiarissima sul mondo digitale: “Penso che i social siano la tomba della socializzazione. Dietro uno schermo le persone offendono e scrivono male perché vengono corrette automaticamente”.
Per la madre, Dante è “un bambino tranquillo e curioso, che vuole sapere tutto di ciò che lo appassiona”. La sua poesia premiata, “L’Appassionata”, ne è la prova: poche righe capaci di raccontare l’umanità che resiste anche nella guerra.
“Un pianoforte a coda / Il gelido inverno a Stalingrado / Cento reclute ascoltano Beethoven / Ignorano il freddo / Ignorano i proiettili / Svanisce la paura / Compaiono i ricordi.”
Parole che, come la musica che le ha ispirate, resteranno a lungo nella memoria di chi le ha lette.

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