Bologna, occupano edificio pubblico e ottengono hotel: furiose polemica sulle scelte del Sindaco

Dopo l’occupazione della palazzina Asp da parte di 142 persone, il Comune ha garantito soluzioni abitative temporanee e un tavolo per gestire gli sfratti senza interventi di forza.

Nel capoluogo emiliano, il confronto politico sulle politiche abitative torna al centro dell’attenzione dopo l’accordo raggiunto tra amministrazione comunale, prefettura e rappresentanti della piattaforma Plat, sigla legata ai movimenti che organizzano iniziative per evitare sfratti e promuovere l’occupazione di immobili pubblici. Al centro del caso, la palazzina di proprietà Asp, destinata in origine a diventare uno studentato, occupata nei giorni scorsi da 142 persone, tra cui 72 minori, molte delle quali in condizioni di disagio economico o sotto sfratto.

L’incontro in Prefettura e l’accordo sulle sistemazioni

Al tavolo convocato in Prefettura erano presenti il sindaco di Bologna Matteo Lepore, l’assessora ai Servizi sociali Matilde Madrid, il prefetto Enrico Ricci, il questore Antonio Sbordone e una delegazione di Plat. L’accordo raggiunto ha previsto lo sgombero volontario dell’edificio in cambio dell’immediata assegnazione di soluzioni abitative temporanee. Una parte degli occupanti sarà trasferita in hotel convenzionati con l’amministrazione comunale, mentre altri saranno inseriti in programmi di accoglienza gestiti da Acer, l’ente che gestisce gli alloggi popolari. Per le famiglie che rischiano di rimanere senza casa nei prossimi mesi, è stato previsto un ulteriore confronto istituzionale per individuare sistemazioni stabili.

Il costo delle accoglienze e la posizione della giunta

Nel corso dell’incontro, è stato confermato che il Comune spende circa 3,5 milioni di euro l’anno per l’ospitalità in strutture alberghiere destinate ai nuclei che non dispongono di un’abitazione. Il vicesindaco Emily Clancy ha spiegato pubblicamente la decisione, dichiarando che la priorità resta quella di evitare interventi di forza nei casi in cui siano coinvolti minori: “Quelli usciti da via Don Minzoni sono nuclei già seguiti dai servizi sociali, in situazioni di emergenza abitativa. C’è chi è meritevole di pronta accoglienza alberghiera, chi può entrare in un progetto di accoglienza in struttura, chi è in attesa di una graduatoria per l’assegnazione di una casa popolare”. Secondo la ricostruzione fornita dal Comune, gli occupanti sono stati suddivisi tra famiglie con sfratto già esecutivo e famiglie che riceveranno lo sfratto entro la fine dell’anno.

Le richieste di Plat e il dibattito politico
Le richieste avanzate da Plat non si sono limitate alla gestione dell’edificio occupato. I rappresentanti hanno sollecitato anche lo stop alle denunce legate ai picchetti anti-sfratto e ai blitz degli ultimi mesi, chiedendo che siano riconosciuti come “vertenze sociali” e non come reati. A sostegno della piattaforma si è espressa anche l’eurodeputata Ilaria Salis, presente a Bologna per un incontro pubblico sul diritto alla casa: “Quello che è successo dovrebbe essere da esempio: questo è il modo per risolvere le situazioni tramite una trattativa”. Sul fronte opposto, il deputato europeo Stefano Cavedagna (Fratelli d’Italia) ha definito l’episodio “un precedente grave”, chiedendo controlli sulla trasparenza delle graduatorie per l’assegnazione degli alloggi.

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