Fratelli d’Italia: “Stop alla gogna mediatica contro poliziotti e carabinieri”

Una proposta di legge per tutelare chi agisce per dovere e viene subito indagato. Bignami: “Difendiamo chi difende gli italiani”.

“Basta criminalizzare chi serve lo Stato”

Quante volte, dopo un conflitto a fuoco o un intervento estremo, i giornali hanno pubblicato nomi e foto di agenti di polizia o carabinieri “colpevoli” solo di aver fatto il proprio dovere? È la domanda che si pone Fratelli d’Italia, che ha deciso di agire contro quella che definisce una “gogna mediatica” a danno dei servitori dello Stato.
Domani alla Camera dei deputati sarà presentata la proposta di legge n. 2485, firmata da Galeazzo Bignami (primo firmatario), Giovanni Donzelli, Augusta Montaruli, Giampiero Maiorano, Maria Carolina Varchi, Antonio Baldelli, Fabio Rampelli, Alberto Balboni, Riccardo De Corato e dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro.
L’obiettivo, spiegano i proponenti, è semplice: “Difendere chi difende gli italiani”. La norma interviene sull’articolo 335 del codice di procedura penale, modificato dalla riforma Cartabia, che oggi impone al pubblico ministero di iscrivere “immediatamente” ogni notizia di reato ricevuta o acquisita.

Sette giorni per accertare la legittimità dell’azione

La proposta di FdI introduce un nuovo comma 1-bis.1 che stabilisce una procedura specifica per i casi di legittima difesa, stato di necessità o adempimento di un dovere. In questi casi, prima dell’iscrizione nel registro degli indagati, il pubblico ministero dovrà svolgere accertamenti preliminari entro sette giorni per valutare se sussistano cause che escludano la punibilità.
Se da tali accertamenti emergerà che l’azione è stata legittima, il pm dovrà richiedere l’archiviazione al giudice, evitando così che l’agente finisca immediatamente nel tritacarne mediatico. Solo in caso contrario scatterà l’iscrizione nel registro.
Sebbene l’iscrizione non implichi automaticamente colpevolezza – si legge nel testo – tale automatismo espone l’iscritto a una vera e propria gogna mediatica e a un ingiustificato calvario giudiziario”.

Dai casi di Francavilla e Verona la spinta per la riforma

L’iniziativa prende spunto da episodi di cronaca che hanno scosso l’opinione pubblica. Tra questi, l’omicidio del carabiniere Carlo Legrottaglie, ucciso a Francavilla Fontana nel giugno scorso da due malviventi in fuga. Dopo l’arresto, in seguito a un conflitto a fuoco, uno dei rapinatori morì. Eppure, i due poliziotti intervenuti si trovarono immediatamente indagati per omicidio, con tutte le conseguenze legali ed economiche del caso.
Un copione simile si era ripetuto a Verona nel 2024, quando un agente fu costretto a sparare a un aggressore del Mali armato di coltello nei pressi della stazione di Porta Nuova. Anche in quel caso, un “atto dovuto” divenne una condanna mediatica.

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