Pensioni scuola: ultime news ministro Carozza e esecutivo Letta modifiche quota 96 e classe 52

Pensioni-scuola-ultime-news-ministro-Carozza-e-esecutivo-Letta-modifiche-quota-96-e-classe-52Sono  in arrivo alcune novità che riguardano le pensioni del settore scuola avanzate dal Movimento 5 Stelle; la proposta di legge n. 1186 dell’ 11 giugno 2013 è stata discussa nel pomeriggio dalla Commissione Lavoro della Camera e porta la firma fra gli altri della deputata 5 Stelle Maria Marzana.

Secondo questa proposta la riforma Fornero del 2011 ha fortemente colpito i lavoratori del comparto scuola tralasciando di fatto la particolarità di questo settore che si basa non sull’anno solare, ma su quello scolastico in base al quale decorrono i tempi di collocamento in pensione.

Infatti l’errore della riforma Fornero all’interno della norma di salvaguardia di fatto esclude i circa tremila lavoratori fra personale docente e ATA che hanno maturato i requisiti sino al 31 dicembre 2011, ignorando la peculiarità temporale di questo comparto.

Per rimediare a questo fraintendimento, la proposta avanzata dai M5S prevede di estendere la salvaguardia a coloro i quali abbiano maturati i requisiti per la pensione entro l’anno scolastico 2011 / 2012.

Ma la proposta si è scontrata con ostacoli di varia natura, primo fra tutti problemi di copertura finanziaria.

Lo stesso ministro ha dichiarato in una trasmissione radiofonica di cui era ospite: “ Per risolvere il problema degli insegnanti che pur avendo i requisiti non riescono ad andare in pensione, per la cosiddetta “quota 96”, il governo è al lavoro in queste ore per trovare le coperture”.

Ma i “quota 96” non sono i soli a risentire delle penalizzazioni della riforma Fornero, visto che un esercito di 65 mila lavoratori sono attualmente senza tutela: ricordiamo i lavoratori in mobilità, gli under 62, ed i lavoratori invogliati a lasciare il posto di lavoro poco prima della pensione.

Non dobbiamo dimenticare i cosiddetti esodati che accettando gli incentivi da parte delle aziende hanno lasciato il posto di lavoro: questa categoria ha visto sfumare i sogni di pensioni da una riforma che di fatto ha diluito i tempi e li ha lasciati in un limbo senza reddito né copertura previdenziale.

Inoltre vanno ricordati anche i lavoratori precoci che possono andare in pensione prima dei 62 anni avendo cominciato molto presto a versare contributi e svolgendo di fatto mansioni particolarmente manuali e usuranti; per queste categorie la penalizzazione per pensionamento anticipato risulta particolarmente gravosa; senza dimenticare le lavoratrici che possono congedarsi dal lavoro dopo 41 anni e 1 mese o 3 mesi un anno prima dei lavoratori uomini subendo però uno svantaggio sull’assegno mensile.

Anche questa differenza dovrà essere risolta.

Per ultimi menzioniamo i lavoratori nati nel 1952 che dunque compiono 60 anni nel 2012 i quali possono ricevere l’assegno previdenziale al compimento del 64esimo anno di età qualora abbiano maturato le vecchie quote o se donne con 20 anni  di contributi versati; a questo punto però nasce il problema per le lavoratrici nate nel primo semestre del ’52 che andrebbero in pensione nel 2015 allo stesso modo delle dipendenti del settore pubblico e delle lavoratrici autonome che subiscono sulla propria pelle la fine delle pensioni di anzianità.