Alberto Matano, in trasmissione rivela un particolare privato: “Ero al bar e …”

Alberto Matano, alla conduzione de “La vita in diretta” fa degli ottimi ascolti e, nonostante gli inizi siano stati un po’ turbolenti perché i telespettatori lamentavano una presenza femminile al suo fianco che addolcisse un po’ i momenti più duri, soprattutto quelli che affrontano la pandemia da covid, poi il giornalista calabrese ha iniziato ad attirare sempre più consensi e la trasmissione ora vola. Qualche giorno fa, anche andando in onda per poco tempo dovendo lasciare la linea al tg, Vita in diretta ha fatto record di ascolti sbaragliando la concorrenza.

Alberto Matano ha raccontato in trasmissione un annedoto della sua vita privata

Alberto Matano è sempre molto restio a parlare di sé e della sua vita privata e, infatti, non lo fa quasi mai. Quando va in alcune trasmissioni, spesso dalla sua amica Mara Venier a Domenica In un po’ si sbottona a racconta qualcosa di più intimo ma sempre restando molto in superficie.

Ieri ha raccontato in trasmissione così: “Prendevo il caffè al bar e ho visto… ho visto che le persone prendevano il caffè al bar e mi è sembrato liberatorio. E’ chiaro che non può essere un liberi tutti”.

Questo perchè da ieri, quasi tutta l’Italia è tornata in zona gialla e, dunque, è possibile non solo l’asporto dai bar ma anche consumare la banco.

Infatti, Alberto Matano ha anche aggiunto: “Siamo tornati in questo lunedì di quasi tutta zona gialla”.

Alberto Matano, a Trieste ha presentato il premio Marco Luchetta

Alberto Matano è stato presidente della giuria 2021, la 18esima edizione della competizione promossa dalla Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin, il cui premio va a quei giornalisti che testimoniano le ingiustizie e le violenze perpetrate sui più piccoli.

Alberto Matano ha dichiarato: “Accolgo questo compito con grande responsabilità e grande gioia, consapevole che segna un legame importante con la Fondazione, con la famiglia e con Trieste».

E poi ha aggiunto: «Il premio Luchetta è il premio del buon giornalismo. Incarna valori estremamente attuali, legati ai colleghi che non ci sono più. Oggi, in un mondo globalizzato e apparentemente connesso, ma dominato da grande confusione e incertezza, è ancora più cruciale che siano i giornalisti a raccontare ciò che accade e a testimoniare la verità. Nel tempo delle fake news, a noi il compito di fare questa informazione».

La presidente della Fondazione, Daniela Luchetta ha dichiarato: «Sono passati 27 anni, se ripenso a quei giorni mi sembra impossibile che da tanto dolore siano nate la fondazione e il premio intitolato a Marco, due realtà generate dalla volontà di ricordare lui, i suoi colleghi e il giornalismo di qualità, accomunate dal desiderio di proteggere i bambini più fragili, così come avevano fatto loro con il piccolo Zlatko».