Gerry Scotti senza mezzi termini su Amadeus e Fiorello: “Sono due delinquenti perché …”

Gerry Scotti, conduttore amatissimo che in questi mesi stiamo vedendo in tv nella qualità di giudice a Tu si que vales insieme a Maria De Filippi, Teo Mammuccari, Rudy Zerbi e, come presidente di giuria popolare Sabrina Ferilli, ha rilasciato una lunga intervista al settimanale Gente nella quale ha raccontato molto di sé.

Gerry Scotti lo vediamo spesso commuoversi a Tu si que vales quando le esibizioni toccano il cuore e i suoi giudizi sono sempre accomodanti mai stucchevoli ma garbati e rispettosi.

Gerry Scotti ha rilasciato un’intervista al settimanale Gente

Gerry Scotti, nell’intervista che ha rilasciato al settimanale Gente ha raccontato la sua vita allietata dalla nipotina Virginia, ha parlato della sua trasmissione Caduta Libera e di tanti altri aspetti della sua vita sia personale che lavorativa.

Poi, a proposito di una sua partecipazione al Festival di Sanremo accanto a Fiorello e ad Amadeus, alla giornalista che gli ha chiesto se sia in programma, ha risposto simpaticamente così: “Questo lo dicono da quando i due delinquenti si sono messi insieme: nelle loro riunioni con gli autori, ogni tanto tirano fuori il mio nome…”.

E poi ha aggiunto: “Mi farebbe piacere … Vediamo, se impegni Tv e umani coincidono con le date di Sanremo 2022…”.

E poi ha anche rivelato su Fiorello e Amadeus: “Mi farebbe piacere andare a salutare tutti e due…”.

Gerry Scotti dice perché piace al pubblico

Il giornalista gli ha poi chiesto come mai piace così tanto al pubblico italiano: “La amano moltissimo in Tv. Perchè?” e Gerry Scotti ha risposto che crede di avere una figura rassicurante e, spiegando questo concetto ha aggiunto: “Sono sicuro che in tanti mi affiderebbero volentieri il cane da portare fuori, la mamma da accompagnare a fare la spesa e la moglie da portare in stazione…”.

Gerry Scotti, che durante la prima ondata ebbe il covid, ha raccontato: “Ho perso 10 chili … Ho visto la storia vera del coronavirus, quello con la ‘C’ maiuscola. Tutti sperano di non prenderlo, poi quando lo prendono sperano sia una di quelle forme leggere risolvibili con un po’ di tachipirina. Quando ti accorgi che il sistema casalingo non basta, devi andare da quelli che hanno fatto la pratica. Cioè quei ragazzi che la pratica se la sono fatta sul campo in questi mesi, in ospedale, perché non c’era scritto da nessuna parte come fare. Ti devi fidare e non ti devi spaventare”.

E poi ha anche raccontato: “Ho fatto l’ossigeno, quello è la cura basilare. Quando l’ossigeno non arriva agli organi, la saturazione comincia a scendere e la batteria del tuo telefono comincia a spegnersi. Avverti spossatezza, è come se avessi fatto una maratona senza averla corsa. Avevo la cannula nel naso e il casco che non solo ti dà la dose di ossigeno ma ti aiuta a fare ginnastica con il polmone”.

E, ancora: “Sono stato nell’anticamera della terapia intensiva, nel vero senso della parola. Mi hanno dato una stanzetta che era a metà tra il reparto normale e l’intensiva. Per non spaventarmi troppo l’hanno data a me ma c’era una porta di vetro e vedevo tutto ciò che accadeva in intensiva. Grazie a Dio mi sono bastate 36 ore lì. In quelle 36 ore ho rivisto tutto ciò che è stato, tutto ciò che è e penso tutto ciò che sarà”.