La batteria al grafene rivoluziona il mondo degli smartphone e delle auto elettriche

Una batteria al grafene.

Questa è la novità assoluta che potrebbe rivoluzionare il mondo della tecnologia.

Cosa è il grafene e perché tutto questo clamore?

Il grafene è una scoperta molto recente realizzata da due ricercatori russi solo dieci anni fa, ricerca che ha permesso loro di vincere dopo sei anni e cioè nel 2010 il premio nobel.

Si tratta di un foglio a due dimensioni che ha lo spessore di un atomo di carbonio.

Le sue caratteristiche sono davvero speciali perché è flessibile, impermeabile ed è un conduttore elettrico.

E proprio grazie a queste caratteristiche che tutte insieme in un materiale non si sono mai viste che a Genova è stata creata una batteria al grafene che assicura una validità migliore del 25% a confronto con la classica batteria al litio.

La ricerca italiana ha dunque dato il suo notevolissimo contributo a questa scoperta tutta russa infatti, in Italia si è pensato di mettere al posto della grafite che solitamente e fino ad ora veniva usata per l’anodo della classica batteria al litio, il grafene che avendo come caratteristica la flessibilità si è riusciti a usarlo per ricoprire interamente l’elettrodo della batteria, basti pensare che con un solo grammo può rivestire 2.600 metri quadrati.

Dunque, quale è la sua specialità, la sua caratteristica ma soprattutto il suo punto di forza?

Ha una potenza maggiore del 25% che può essere sfruttata per il mondo della tecnologia in generale che darà un impulso nuovo al mondo della produzione elettrica e società come Bluecar e Enel già gli hanno messo gli “occhi addosso”.

Questa scoperta rivoluzionaria che sarà annunciata anche da «Nano Letters», massimo esponente nel mondo della nanotecnologie e dell’elettrochimica avrà il merito di cambiare il mondo, tanto per dirne una, case produttrici del calibro di Nokia e Samsung sono già al lavoro per creare i cellulari con il grafene in modo da piegarli dopo l’uso grazie alla flessibilità estrema del materiale scoperto perché, appunto il grafene, può subire una torsione addirittura del 40%.

E allora anche la Head si è mostrata subito interessata a questo nuovissimo materiale e sta già pensando di usarlo per inserirlo nel manico delle racchette da tennis.
 L’ uso decisamente più importante sarebbe quello delle auto elettriche.

Perché se oggi il grosso handicap è la relativa autonomia che hanno le auto elettriche questo problema potrebbe finalmente essere risolto.

Fino ad ora, infatti l’autonomia che in media ha un’auto elettrica è di sei/otto ore.

Decisamente insufficiente per affrontare viaggi lunghi ma appena adeguata ad un uso cittadino.

E alloro entra in campo il grafene che «in prospettiva apre la strada allo sviluppo di batterie che si potrebbero ricaricare nell’arco di minuti, non ore».

Dunque un utilizzo più semplice se basta una ricarica di pochi minuti e poi si è di nuovo su strada.

Una scoperta che fino a qualche tempo fa era inimmaginabile e che creava un grosso imbarazzo al mondo delle auto elettriche perchè efficenti si, non inquinanti ancora meglio, ma scarsamente utilizzabili.

Ora non più grazie a questa scoperta russa ma ripetiamo, perché è un grande orgoglio, messa a punto da ricercatori italiani.

Con il grafene, dunque, un uso delle auto elettriche molto più duraturo.

E ora veniamo alle note dolenti.

Oggi o nel prossimo futuro chi si occuperà di produrre il grafene e quale sarà il prezzo sul mercato?

La produzione attuale è realizzata a Genova, infatti, i ricercatori dell’Iit per il momento si occupano di auto prodursi per una quantità che oscilla sui due litri al mese.

Il prezzo di un centinaio di millilitri è di, più o meno, 400 euro.

Dunque, ancora qualcosa da mettere a punto e da sistemare e poi si partirà con un mondo nuovo.