Appello antidiscriminazione, divieto di chiamare “nonni” i nonni: quando il politicamente corretto va troppo oltre
A Berlino, l’ultimo appello per il “politically correct” arriva da Ferda Ataman, capo della commissione per l’anti-discriminazione presso il Ministero della Famiglia tedesco. La Ataman, che ha 46 anni, ha proposto di abbandonare l’uso dei tradizionali termini “nonna” e “nonno” per designare i nonni, sostenendo che le parole “Oma” e “Opa” (rispettivamente per “nonna” e “nonno” in tedesco) veicolano una discriminazione legata all’età. La sua dichiarazione ha sollevato un vasto dibattito, alimentato anche dalle dichiarazioni della ministra della Famiglia, Lisa Paus, del partito dei Verdi, che ha sposato le ragioni di Ataman.
Il politicamente corretto travolge le tradizioni
Secondo la proposta di Ferda Ataman, i termini tradizionali non solo sminuirebbero la figura degli anziani, ma potrebbero anche influire negativamente sulle opportunità lavorative degli individui più anziani. “Se si usa la parola ‘Oma’ o ‘Opa’, si rischia di dare l’idea che una persona sia ‘vecchia’, e ciò potrebbe influenzare il suo ingresso nel mondo del lavoro”, ha dichiarato la funzionario pubblica, in un rapporto ufficiale che ha suscitato numerose polemiche. L’obiettivo dichiarato è quello di evitare di mortificare la vecchiaia e di rimuovere qualsiasi riferimento che possa essere interpretato come dispregiativo nei confronti della terza età.
Molti osservatori, però, ritengono che questa iniziativa rappresenti un ulteriore passo verso l’invasione delle ideologie progressiste nelle tradizioni più radicate. L’introduzione di nuove terminologie o la proibizione di quelle tradizionali rischiano di spingere la società verso una continua revisione delle abitudini linguistiche e culturali. Si tratterebbe di un altro caso, per esempio, di quelle politiche che negli ultimi anni hanno cercato di promuovere l’uso di termini neutri per riferirsi ai genitori, sostituendo “madre” e “padre” con “genitore 1” e “genitore 2”.
La difesa delle tradizioni linguistiche e sociali
Critiche sono giunte anche da esponenti di partiti e gruppi di pensiero contrari a questa forma di politicamente corretto. Per molti, l’idea di cancellare il concetto di “nonno” e “nonna” non è altro che un attacco ai valori familiari e tradizionali. Il linguaggio, infatti, non è soltanto un sistema di comunicazione, ma porta con sé un bagaglio emotivo e culturale che rappresenta una parte fondamentale dell’identità personale e collettiva.
Il dibattito intorno a questa proposta ha sollevato anche domande su come le politiche linguistiche possano influire sulla vita quotidiana. Se da un lato alcuni sostengono la necessità di eliminare qualsiasi forma di discriminazione, dall’altro c’è chi ritiene che questa evoluzione forzata delle tradizioni linguistiche vada oltre il confine del buon senso, minando in modo inconsapevole il valore affettivo e simbolico di determinate parole, come quelle usate per riferirsi ai nonni. In questa discussione, è apparso evidente che il tentativo di normare e correggere il linguaggio in nome dell’inclusività può avere effetti imprevisti, modificando il modo in cui viviamo e interpretiamo la nostra quotidianità.
In ogni caso, il dibattito che si è aperto a Berlino riguarda un tema che coinvolge non solo la lingua tedesca, ma anche il rapporto tra tradizione e modernità, e la ricerca di un equilibrio tra rispetto per le diversità e mantenimento delle radici culturali. Concludendo, il caso sollevato dalla Ferda Ataman è solo uno degli ultimi esempi di come le normative legate al “politicamente corretto” stiano sollevando interrogativi più ampi su dove possa e debba arrivare l’intervento dello Stato nella sfera privata e culturale.