Csm, Andrea Mirenda chiede l’apertura di una pratica a tutela di Francesco Lo Voi: “Giorgia Meloni lo ha irriso”
Il consigliere Andrea Mirenda sollecita una valutazione a tutela del procuratore Francesco Lo Voi in relazione alle dichiarazioni della presidente Giorgia Meloni.
Le accuse a Giorgia Meloni e la risposta del Csm
Il consigliere del Csm Andrea Mirenda ha presentato una richiesta per l’apertura di una pratica a tutela del procuratore della Repubblica di Roma, Francesco Lo Voi, a seguito delle recenti dichiarazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Il caso in questione riguarda il generale libico Almasri, che era stato arrestato in Italia e successivamente rimpatriato. In relazione a questa vicenda, Meloni, insieme ai ministri dell’Interno Matteo Piantedosi, della Giustizia Carlo Nordio, e al sottosegretario Giovanni Mantovano, sono stati iscritti sul registro degli indagati dal procuratore Lo Voi con l’accusa di peculato e favoreggiamento.
Il consigliere Mirenda ha precisato che, sebbene non spetti al Csm esprimere valutazioni tecniche sull’operato del procuratore Lo Voi, la peculiarità e la complessità del caso consentono di escludere ogni criticità giuridica nel suo operato. In particolare, ha sottolineato che l’atto compiuto dal procuratore si è limitato a una comunicazione formale agli indagati, che non può essere considerata un avviso di garanzia. La pubblicizzazione dell’atto, ha osservato Mirenda, è stata una scelta consapevole dettata dalla necessità di informare adeguatamente i destinatari.
Il confine tra critica legittima e attacco alla giustizia
Andrea Mirenda ha poi fatto riferimento alla legittimità della critica al lavoro dei magistrati, ribadendo tuttavia che è inaccettabile che una critica si trasformi in un attacco alla funzione giudiziaria. In particolare, ha evidenziato come le dichiarazioni della presidente del Consiglio, che ha irriso Francesco Lo Voi definendolo “lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona”, abbiano superato i limiti della normale dialettica istituzionale. A suo avviso, le dichiarazioni di Meloni hanno insinuato una motivazione politica dietro l’inchiesta, solo perché questa era stata avviata a seguito di una denuncia presentata da una parte avversa.
Inoltre, ha definito “inaccettabile” il fatto che la presidente del Consiglio abbia attribuito all’operato del procuratore di Roma un carattere “ricattatorio” e “intimidatorio”, come dichiarato dalla stessa Meloni. Infine, Mirenda ha messo in discussione l’idea che, in quanto Primo Ministro, Meloni possa vedere il potere esecutivo come prevalente sul controllo giurisdizionale, fondamentale per il bilanciamento dei poteri dello Stato.
L’intervento di Andrea Mirenda evidenzia la gravità delle dichiarazioni di Meloni e l’importanza di tutelare l’indipendenza della magistratura, in un momento in cui le istituzioni sono chiamate a salvaguardare il corretto funzionamento della giustizia.