Meloni e Schlein, il patto decisivo per la Consulta: i retroscena della nomina
La recente nomina di quattro nuovi giudici alla Corte Costituzionale segna la fine di una lunga impasse che aveva messo in difficoltà il funzionamento del massimo organo giuridico del Paese. Il processo di selezione è stato particolarmente delicato, richiedendo un difficile equilibrio tra le forze politiche e una trattativa che ha coinvolto anche i vertici istituzionali.
Un accordo cruciale tra maggioranza e opposizione
L’elezione dei nuovi giudici della Corte Costituzionale è stata una delle operazioni politiche più complesse degli ultimi mesi. Dopo la fine del mandato del presidente Augusto Barbera e dei suoi vice Franco Modugno e Giulio Prosperetti nel dicembre 2024, il collegio della Corte si era ridotto a soli undici membri, ben al di sotto del numero necessario per deliberare. Il termine dell’incarico di Silvana Sciarra a novembre 2023 aveva aggravato ulteriormente la situazione, lasciando quattro posti vacanti da ricoprire.
Il problema si è acutizzato con l’incapacità di raggiungere un accordo tra le forze politiche, che aveva portato a ben quattordici scrutini andati a vuoto. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva parlato di un “vulnus alla Costituzione”, sollecitando un’intesa rapida per ripristinare la piena operatività della Corte. A questo punto, la soluzione è passata attraverso un accordo tra la maggioranza e le opposizioni, che ha visto il raggiungimento del quorum di tre quinti dei parlamentari, necessario per eleggere i nuovi giudici. La trattativa è stata lunga e articolata, con ogni gruppo che ha dovuto scegliere e supportare i propri candidati e quelli delle altre forze politiche.
Alla fine, sono stati eletti Francesco Saverio Marini, indicato da Fratelli d’Italia con 500 voti, Massimo Luciani, proposto dal Partito Democratico con 505 voti, Roberto Cassinelli di Forza Italia con 503 voti, e infine Maria Alessandra Sandulli, una figura di garanzia, con 502 voti. Quest’ultimo nome è stato scelto dopo lunghe trattative tra maggioranza e opposizioni, riuscendo a conciliare le diverse sensibilità politiche.
La telefonata decisiva tra Meloni e Schlein
Un elemento fondamentale che ha permesso di sbloccare la situazione è stata una telefonata tra la premier Giorgia Meloni e la segretaria del PD Elly Schlein, che ha chiuso il cerchio dell’accordo. Entrambe le leader hanno espresso soddisfazione per il raggiungimento dell’intesa: Meloni ha sottolineato la “soddisfazione per l’ampio accordo”, mentre Schlein ha elogiato “la grande compattezza” dimostrata da tutte le forze politiche. Un’intesa che, nonostante il clima di conflitto politico, ha consentito di arrivare a un risultato positivo.
Una delle regole stabilite dalla presidente del Consiglio Meloni è stata quella di evitare la candidatura di parlamentari in carica. Questa decisione è stata presa per prevenire situazioni complesse come quella che avrebbe coinvolto Francesco Paolo Sisto, senatore di Forza Italia e viceministro della Giustizia, che, se eletto alla Corte, avrebbe causato il ritorno alle urne per il suo collegio in Puglia. La scelta della Meloni, di fatto, ha evitato potenziali vantaggi elettorali per la sinistra, tra cui il governatore Michele Emiliano, che avrebbe potuto candidarsi al suo posto, rischiando di ridurre i seggi del centrodestra in Senato.
In questo quadro, la candidatura di Piero Zanettin è stata ostacolata dalla stessa regola, pur non comportando nuove elezioni. Zanettin, senatore eletto in Veneto, ha comunque ricevuto dei voti, ma la sua proposta è stata bocciata. Alla fine, Forza Italia ha scelto Roberto Cassinelli come proprio candidato. Questo processo ha messo in luce anche le difficoltà interne dei partiti e il peso delle trattative politiche, che hanno inciso sulle scelte finali.
Il profilo dei nuovi giudici
I nuovi giudici della Corte, oltre a rispondere a precise dinamiche politiche, sono tutti giuristi di alto profilo. Francesco Saverio Marini, indicato da Fratelli d’Italia, è il più giovane del gruppo ed è noto per la sua esperienza come consigliere giuridico della premier Meloni. Massimo Luciani, nominato dal Partito Democratico, è uno dei maggiori esperti di diritto pubblico, con una lunga carriera accademica e una spiccata attenzione ai temi delle riforme costituzionali. Maria Alessandra Sandulli, figlia dell’ex presidente della Corte Aldo Sandulli, rappresenta una figura di sintesi, ben vista da tutte le forze politiche. Infine, Roberto Cassinelli, scelto da Forza Italia, è un avvocato con esperienza parlamentare, che porta una visione pragmatica e bilanciata alla Corte.
Con questa nuova composizione, la Corte Costituzionale è pronta a tornare al pieno delle sue funzioni, dopo mesi di incertezze politiche e istituzionali.