Vertice di Parigi, Meloni arriva in ritardo ma detta le condizioni: “No atti ostili contro Trump”
Al summit sull’Ucraina organizzato da Emmanuel Macron, la premier Giorgia Meloni si è presentata con un’ora di ritardo rispetto agli altri leader. Nessuna dichiarazione al termine dell’incontro.
Il ritardo di Meloni e il confronto con Macron
Al vertice informale di Parigi, convocato dal presidente francese Emmanuel Macron per discutere della situazione in Ucraina, la premier Giorgia Meloni ha fatto il suo ingresso più tardi rispetto agli altri leader europei. Inizialmente attesa per le 17:00, l’assenza nella foto di apertura del summit ha sollevato interrogativi, alimentando l’ipotesi di una presa di distanza da un’iniziativa che Palazzo Chigi avrebbe preferito si svolgesse a Bruxelles.
Nonostante il ritardo, a fine incontro Meloni è stata l’unica leader ad essere accompagnata all’uscita dallo stesso Macron, con cui ha scambiato un saluto e un abbraccio, segnale di un confronto diretto ma comunque istituzionale.
La posizione italiana sui negoziati di pace
Durante il summit, Meloni ha ribadito la necessità di coinvolgere gli Stati Uniti nei negoziati per la pace in Ucraina, evitando di creare un “formato anti-Trump”, ipotesi circolata nei giorni scorsi. La premier si è detta contraria all’idea di una missione militare europea di peacekeeping, considerandola “troppo complessa e poco efficace” senza adeguate garanzie di sicurezza per Kiev.
“È nel contesto euro-atlantico che si fonda la sicurezza europea e americana”, sarebbe stato il ragionamento espresso dalla premier.
L’ampliamento del formato del vertice, inizialmente pensato per Germania, Italia, Polonia e Regno Unito (il cosiddetto “Weimar Plus”), ha rappresentato per Meloni una parziale vittoria, pur non essendo riuscita a far includere al tavolo anche i Paesi Baltici, la cui presenza aveva richiesto.
Nessuna dichiarazione e il ruolo di Tajani nei negoziati
A differenza di altri leader presenti, tra cui Pedro Sánchez, Keir Starmer e Donald Tusk, Meloni ha scelto di non rilasciare dichiarazioni al termine del vertice, un gesto che ha confermato una certa distanza dall’iniziativa francese.
Nei giorni precedenti, la premier aveva evitato commenti anche sulle recenti mosse diplomatiche degli Stati Uniti, come il tentativo di escludere l’Unione Europea dai negoziati di pace e le dichiarazioni del vicepresidente americano J.D. Vance. Una strategia che sembra mirata a preservare i rapporti con l’ex presidente Donald Trump, possibile candidato alle prossime elezioni negli Stati Uniti.
Nel frattempo, il compito di assicurare all’Italia un ruolo nei negoziati è stato affidato al ministro degli Esteri Antonio Tajani, che nei giorni scorsi ha incontrato il segretario di Stato americano Marco Rubio e l’inviato di Washington per l’Ucraina, Keith Kellogg.
Secondo Tajani, vi sono “concrete possibilità” che l’Europa riesca a ritagliarsi uno spazio nei negoziati. Se questa prospettiva si concretizzasse, il governo Meloni potrebbe uscire rafforzato nello scenario diplomatico internazionale.