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Tregua in Ucraina, Macron e Starmer accelerano sui contingenti europei. Duro Crosetto: “I militari degli altri non si inviano come fax”

Nel delicato scenario dei negoziati per una possibile tregua tra Russia e Ucraina, due leader europei stanno tentando di imprimere un’accelerazione unilaterale senza un preventivo confronto con gli alleati: il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro britannico Keir Starmer. L’obiettivo è quello di lanciare ufficialmente il progetto di invio di truppe a Kiev sotto l’egida di una missione di pace. Tuttavia, questa iniziativa ha sollevato perplessità e critiche, tra cui quella del ministro della Difesa italiano Guido Crosetto, che ha ribadito la necessità di un coordinamento a livello europeo e il rispetto delle procedure istituzionali.

Crosetto: “La difesa è competenza nazionale, no a fughe in avanti”

Il ministro della Difesa italiano ha chiarito la posizione del nostro Paese, sottolineando che le questioni militari non possono essere affrontate con dichiarazioni estemporanee. “Noto che ormai chiunque, anche al bar, parla di difesa. Spesso senza conoscere a fondo i temi di cui si discute”, ha dichiarato Crosetto. “A titolo informativo, la Difesa, nei trattati europei, è competenza delle singole nazioni. Una difesa europea può esistere solo come somma delle difese nazionali, con modalità simili a quelle della NATO”.

Il ministro ha poi precisato che l’invio di contingenti militari non può avvenire in modo unilaterale da parte di singoli Stati membri, sottolineando che una decisione del genere richiederebbe un approfondito confronto tra i partner europei. “Se si parla a nome dell’Europa, bisognerebbe avere la creanza di confrontarsi con le altre nazioni, e ciò non è accaduto per gli aspetti militari della questione. Che mi risulta essere principalmente militare”, ha aggiunto.

I limiti istituzionali all’invio di truppe

Crosetto ha anche evidenziato i vincoli costituzionali e legislativi che regolano l’eventuale partecipazione dell’Italia a missioni militari internazionali. “Per quanto riguarda l’Italia, come ogni impegno internazionale, dovrebbe passare attraverso molteplici e complessi passaggi parlamentari, necessari per autorizzare e finanziare una missione del genere. Senza una verifica scrupolosa di tutti gli aspetti tecnico-logistici e delle risorse finanziarie, il dibattito interno rischia di essere fuorviante”, ha spiegato il ministro.

La necessità di riformare la normativa sulle missioni internazionali

Crosetto ha colto l’occasione per rilanciare un tema che, a suo dire, da tempo viene ignorato dal Parlamento: la necessità di una riforma della normativa che regola l’invio di missioni militari all’estero. “Da due anni ho chiesto un impegno parlamentare bipartisan per rivedere la legge sulle missioni internazionali, ma finora sono rimasto una voce nel deserto”, ha dichiarato. “Nel frattempo, sento dichiarazioni fatte solo per riempire le agenzie, da parte di chi sostiene che si possa fare tutto e subito. Ma non è così: la Costituzione e il nostro sistema legislativo non permettono scorciatoie o decisioni affrettate”.

Uno scenario sempre più teso

La dichiarazione del ministro italiano arriva in un momento di forte tensione diplomatica. L’iniziativa di Macron e Starmer, sebbene ancora in fase embrionale, rischia di creare frizioni all’interno dell’Unione Europea e della NATO, che finora hanno mantenuto una linea di sostegno a Kiev senza un diretto coinvolgimento militare sul campo.

La posizione dell’Italia è chiara: ogni decisione deve essere presa nel rispetto delle procedure democratiche e in coordinamento con gli alleati. In un contesto così delicato, le scelte avventate potrebbero rivelarsi controproducenti, rischiando di compromettere gli sforzi diplomatici in corso per giungere a una tregua duratura.

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