La traduttrice ucraina Elena Kostioukovitch commenta il duro faccia a faccia tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, sottolineando gli errori e l’impatto emotivo dell’incontro.
“La disperazione di Markarova dice tutto”
Il confronto tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca continua a far discutere. Tra le voci critiche, quella di Elena Kostioukovitch, traduttrice ucraina di origine russa, che ha descritto l’episodio come un momento di forte impatto emotivo.
«La sintesi di quello che abbiamo provato si è vista sulla faccia disperata di Oksana Markarova, l’ambasciatrice ucraina a Washington», ha dichiarato in un’intervista rilasciata a Il Giornale. «È stata un’esperienza emotiva fortissima, quasi fisica. E non ha colpito solo me: molte delle persone che ho sentito piangevano».
Pur esprimendo solidarietà nei confronti di Zelensky, ha precisato: «Abbiamo provato per lui gli stessi sentimenti che si provano per una persona in difficoltà. Ma questo non significa che sia stato solo una vittima».
“Uno show sfuggito di mano”
Secondo Kostioukovitch, l’incontro alla Casa Bianca è stato costruito come una messa in scena da entrambe le parti. «Ognuna delle due parti si era preparata un copione per rafforzare la propria posizione. Gli americani volevano presentare Zelensky come una persona inaffidabile, un ostacolo alla pace. Gli ucraini volevano invece dimostrare che il Paese non può essere lasciato esposto a una minaccia continua».
Tuttavia, qualcosa non ha funzionato: «Il copione è degenerato, i toni si sono inaspriti fino all’eccesso».
L’errore di Zelensky: “Parlare in inglese lo ha penalizzato”
Tra le criticità dell’incontro, la traduttrice ha evidenziato una scelta strategica di Zelensky che avrebbe complicato ulteriormente il confronto. «Si è ostinato a parlare in inglese. Non era obbligato, lo ha imparato negli anni della guerra. In passato lo ha usato con efficacia, ma sempre di fronte ad auditori benevoli. Questa volta era diverso».
Secondo Kostioukovitch, affidarsi a un interprete avrebbe permesso al presidente ucraino di gestire meglio i toni e la comunicazione. «Un traduttore lo avrebbe aiutato ad alleggerire i toni, a usare sfumature, a prendere tempo. Invece si è messo in una posizione di inferiorità, vestito da militare di fronte a interlocutori molto più alti, meglio vestiti, che dominavano la scena».
L’episodio lascia strascichi pesanti nei rapporti tra Washington e Kiev, mentre il dibattito su come l’Europa debba reagire alla crescente distanza tra Trump e Zelensky resta aperto.