Il ritorno di Soumahoro, niente crocifisso nelle scuole e “Il Ramadan diventi festa nazionale”, ma la proposta fa discutere
L’ex deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, ora nel gruppo misto, ripropone l’idea di riconoscere l’Eid al-Fitr come festività nazionale. Pochi presenti alla conferenza stampa, mentre il dibattito si accende.
Una proposta già bocciata che torna in Parlamento
A distanza di un anno dal primo tentativo, Aboubakar Soumahoro torna alla carica con la proposta di rendere il Ramadan una festività nazionale. L’ex deputato di AVS, oggi passato al gruppo misto, ha presentato nuovamente l’idea in una conferenza stampa alla Camera dei Deputati, durante la quale ha annunciato anche il lancio di una petizione per raccogliere firme a sostegno dell’iniziativa.
La sala stampa, però, si è rivelata quasi deserta: pochi presenti, nessun collega di partito e una scarsa attenzione mediatica. Tuttavia, il tema ha subito riacceso il dibattito.
La proposta: “Riconoscere l’Eid al-Fitr come festività nazionale”
Il fulcro della proposta è il riconoscimento civile dell’Eid al-Fitr, la festa che segna la fine del Ramadan, il mese sacro per i musulmani. Soumahoro ha depositato in Parlamento la proposta di legge n. 1815, sostenendo che l’iniziativa rientri nel quadro dell’articolo 8 della Costituzione, che sancisce la libertà religiosa e l’uguaglianza di tutte le confessioni davanti alla legge.
«Dobbiamo garantire pari diritti e riconoscere l’Eid al-Fitr come festività nazionale», ha dichiarato Soumahoro, ribadendo che l’Italia, come paese laico, dovrebbe essere più inclusiva nelle proprie festività.
Dubbi e polemiche sulla laicità dello Stato
La proposta ha immediatamente sollevato interrogativi e perplessità. Se venisse approvata, l’Italia sarebbe il primo paese europeo a riconoscere una festività islamica a livello nazionale. Tuttavia, questo apre la questione del principio di laicità dello Stato e della gestione del calendario festivo.
Negli anni, in Italia si è discusso della presenza di simboli religiosi nelle scuole e del mantenimento delle festività cristiane. Il riconoscimento di una festività islamica solleva quindi una domanda: si tratta di inclusione o di una revisione selettiva della laicità?
Inoltre, il Ramadan dura un mese e si conclude con una celebrazione: quale giorno verrebbe riconosciuto come festivo? E se altre comunità religiose avanzassero richieste simili?
Rischio frammentazione sociale?
Mentre Soumahoro spinge per il riconoscimento, c’è chi sottolinea che l’integrazione non passa dall’istituzione di nuove festività religiose, ma dal rafforzamento di politiche sociali, lavorative e culturali.
La proposta, al momento, non sembra destinata a raccogliere consensi in Parlamento, ma accende una riflessione più ampia sul modello di inclusione e sulla compatibilità tra laicità e riconoscimento delle diverse identità culturali e religiose.