Il sospetto di Rampini sullo scontro Zelensky-Trump: “Qualcosa di preorganizzato c’era”
L’editorialista del Corriere della Sera analizza il confronto alla Casa Bianca: “Zelensky sapeva di entrare in territorio nemico”
Lo scontro alla Casa Bianca: un evento costruito a tavolino?
L’acceso botta e risposta tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e l’omologo statunitense Donald Trump, avvenuto nella Casa Bianca, continua a far discutere.
Ospite della trasmissione Zona Bianca su Rete 4, il giornalista ed editorialista del Corriere della Sera, Federico Rampini, ha espresso la sua opinione sulla dinamica dello scontro, ipotizzando che l’evento fosse stato in parte preorganizzato.
«La posizione molto dura di Trump e del suo vice J.D. Vance era nota, così come la decisione di Trump di stabilire un dialogo diretto con Putin. Oserei dire perfino un rapporto preferenziale a questo punto», ha spiegato Rampini.
Secondo il giornalista, Zelensky era consapevole del contesto in cui si sarebbe trovato, affrontando un interlocutore apertamente contrario alla strategia adottata finora dagli Stati Uniti nei confronti del conflitto ucraino.
«Andando a Washington, Zelensky sapeva di avventurarsi quasi in territorio nemico», ha sottolineato.
“Una pagina infame per l’America”
Durante il suo intervento, Rampini ha citato il commento dell’editorialista del New York Times, Brett Stevens, definendo l’accaduto “una pagina infame per la storia americana”.
Tuttavia, ha precisato che per comprendere pienamente l’episodio, sarebbe necessario analizzare l’intero confronto di 45 minuti e non solo i dieci minuti finali in cui si è consumato lo scontro più acceso.
«Nella prima parte Zelensky è stato molto aggressivo – ha spiegato Rampini – e ha cercato più volte di incalzare Trump, costringendolo a dichiarare che Putin è un aggressore e un criminale».
Secondo Rampini, questo atteggiamento ha contribuito a creare un clima di forte tensione tra i due leader.
La strategia di Trump: dialogo con Putin e negoziato
L’editorialista ha poi sottolineato il punto chiave della strategia di Trump: il leader repubblicano punta a riaprire un dialogo con Putin e a impostare un negoziato che possa portare alla fine del conflitto.
«Se Trump ha deciso di portare Putin al tavolo dei negoziati, certe dichiarazioni non le può dire e non le vuole dire», ha precisato Rampini.
L’idea, quindi, è che Trump stia cercando di impostare una trattativa con il presidente russo senza pregiudicarne l’esito con prese di posizione troppo nette.
Lo scontro alla Casa Bianca segna un punto di svolta nei rapporti tra Washington e Kiev, con Zelensky che si trova ora a dover gestire un cambio di strategia da parte dell’amministrazione americana.
Le prossime settimane saranno decisive per capire se il nuovo corso di Trump porterà davvero a un’apertura diplomatica o se, al contrario, segnerà un ulteriore irrigidimento nei rapporti con l’Ucraina.