Italia & Dintorni

Meloni detta la linea mettendo un freno a Salvini, “Su Europa e difesa decido io”

Il governo si confronta sull’aumento del budget per la difesa: Meloni insiste sulla necessità di investire, mentre Salvini esprime perplessità sul debito comune per le spese militari.

Tensioni nel governo sulla strategia per la difesa

A Palazzo Chigi, il dibattito sulle nuove risorse destinate alla difesa italiana diventa sempre più centrale. L’annuncio della Commissione Europea sul piano di riarmo ha generato reazioni contrastanti all’interno della maggioranza. Da un lato, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha accolto positivamente la misura, sottolineando come si inserisca nel solco della tradizione europea, dall’altro, il vicepremier Matteo Salvini ha espresso forti perplessità: “Sembra che possiamo fare debito comune solo per armarci, e non per scuole o sanità”.

Le divergenze sono state al centro di un vertice ristretto tra Giorgia Meloni, Tajani e Salvini. La premier avrebbe ribadito due concetti fondamentali: “Non possiamo dividerci su un tema così delicato” e, soprattutto, “le decisioni sulla politica europea e di difesa spettano a me”. Un chiaro segnale a Salvini, per evitare spaccature su un dossier considerato prioritario per l’Italia.

Le cifre in gioco: investimenti fino a 50 miliardi

Oltre alla questione politica, il governo si trova a gestire una somma senza precedenti per la difesa nazionale. Nei prossimi mesi, infatti, l’Italia potrebbe dover investire tra i 40 e i 50 miliardi di euro in spese militari, con risorse provenienti dal nuovo piano europeo.

L’eventuale aumento del budget della difesa dal 1,5% al 2,5% del PIL comporterebbe circa 22 miliardi di euro in più, cifra che salirebbe fino a 33 miliardi se tutti i Paesi dell’Unione Europea portassero la spesa militare al 3% del PIL. A questo si aggiunge la quota italiana dei 150 miliardi di prestiti europei, pari a circa 18 miliardi di euro, che potrebbero essere utilizzati per modernizzare gli armamenti, rafforzare la marina e ampliare i sistemi antimissile.

Le opposizioni chiedono che Meloni riferisca in Parlamento

Mentre il governo riflette su come gestire queste nuove risorse, le opposizioni chiedono alla premier di riferire in Parlamento prima del Consiglio Europeo del 6 marzo. Tuttavia, Meloni ha scelto di intervenire solo alla vigilia del vertice del 20 e 21 marzo, decisione che ha provocato forti critiche da parte delle forze di minoranza.