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Scontro in Lombardia sul suicidio assistito: scontro Vittorio Feltri contro Fontana, “Sul mio corpo decido io!”

La relazione del governatore lombardo sul primo caso di suicidio medicalmente assistito in Regione riaccende le tensioni nella maggioranza. Fratelli d’Italia chiede lo stop, ma Vittorio Feltri attacca il suo stesso partito: “Decido io sul mio corpo”.

Fontana racconta il primo caso di suicidio assistito in Lombardia

La gestione del primo caso di suicidio assistito in Lombardia ha scatenato un duro confronto tra le forze del centrodestra. Nel corso di una relazione al Consiglio regionale, il governatore Attilio Fontana ha spiegato come l’Asst Fatebenefratelli-Sacco abbia gestito la richiesta di una paziente che ha scelto di sottoporsi al procedimento, in linea con quanto stabilito dalla Corte costituzionale nella cosiddetta sentenza Cappato.

Il presidente della Regione ha chiarito che il processo è stato avviato per autotutela dell’ente, per evitare possibili contenziosi giudiziari. Dopo la richiesta, è stato istituito un Collegio per la valutazione delle condizioni previste dalla Consulta, seguito dal parere positivo del Comitato etico. La somministrazione del farmaco è avvenuta senza coinvolgere il servizio sanitario regionale, con il farmaco prescritto da un medico di fiducia e fornito dall’azienda sanitaria competente.

Pur ribadendo che la Regione Lombardia aveva respinto a novembre una legge d’iniziativa popolare sull’argomento per la mancanza di un quadro normativo nazionale, Fontana ha sottolineato la necessità che il Parlamento intervenga al più presto per regolamentare il tema. “È una questione di civiltà, necessaria per tutelare e rispettare l’umanità e il dolore delle persone”, ha dichiarato.

Fratelli d’Italia attacca: “Fermare tutto”

Le parole del governatore non sono piaciute a Fratelli d’Italia, che ha espresso totale contrarietà all’intervento regionale in materia di suicidio assistito. Il capogruppo Christian Garavaglia ha contestato la gestione del caso, accusando la giunta di aver oltrepassato i propri limiti di competenza. “Esprimiamo insoddisfazione e amarezza: Regione Lombardia si è spinta troppo in là”, ha dichiarato Garavaglia, aggiungendo che “non esiste alcun diritto al suicidio medicalmente assistito e il sistema sanitario non ha l’obbligo di fornire il farmaco”.

L’esponente di FdI ha ribadito la posizione del partito: “Siamo dalla parte di chi tutela la vita e promuove un sistema sanitario orientato alle cure palliative piuttosto che alla ricerca di procedure per eliminare chi soffre”.

Vittorio Feltri rompe con FdI: “Il corpo è mio, decido io”

A sorpresa, contro la linea del suo stesso partito si è schierato Vittorio Feltri, consigliere regionale di FdI e direttore editoriale de Il Giornale. Fuori dall’aula, il giornalista ha espresso in modo netto la sua posizione: “Mi sembra una questione idiota essere contro l’eutanasia. Trattandosi di scelte personali, non vedo perché non si debba esaudire un desiderio individuale”.

Feltri ha poi attaccato chi si oppone al fine vita: “Un paese civile deve permettere a chi è malato gravemente di andarsene con dignità. Il corpo è mio e decido io, teste di co**”*. Infine, ha rilanciato la proposta di un referendum nazionale sul tema, ricordando che una consultazione popolare era già stata proposta dall’Associazione Coscioni, senza però ottenere il via libera della Corte costituzionale.

Pd e M5S: “Centrodestra in frantumi”

La spaccatura nel centrodestra è stata evidenziata anche dalle opposizioni. Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd, ha parlato di una maggioranza divisa e incoerente, che prima ha impedito una legge regionale sul tema e ora si trova costretta a gestire un caso concreto senza una normativa chiara.

Per il Movimento 5 Stelle, invece, le parole di Fratelli d’Italia confermano che con FdI partito di maggioranza relativa a livello nazionale, una legge sul fine vita non arriverà mai. L’esponente Nicola Di Marco ha invitato i consiglieri regionali a prendersi le loro responsabilità, sostenendo che la Lombardia avrebbe potuto fare di più per normare una materia così delicata.

La Lega media: “Serve libertà di coscienza”

A mediare è intervenuta la Lega, con il capogruppo Alessandro Corbetta, che ha difeso la posizione di Fontana. “Non possono esserci indicazioni di partito su una questione così personale. Il lavoro della Consulta va rispettato, ed è evidente che la mancanza di una normativa nazionale abbia portato a questa situazione”, ha spiegato, sottolineando che la decisione della donna che ha scelto il suicidio assistito è stata rispettata e che le cure palliative restano fondamentali.

La discussione ha mostrato una maggioranza divisa, con Fratelli d’Italia intransigente sulla difesa della vita e la Lega più pragmatica nel riconoscere la complessità del tema. Il dibattito sul fine vita resta aperto, e la richiesta di un intervento legislativo nazionale si fa sempre più pressante.