Landini sfida il governo sull’astensione: “Grave errore politico, il voto è la nostra rivolta”
Il segretario della Cgil accusa la maggioranza di sabotare la democrazia: “Il quorum si può raggiungere, partecipare è un dovere civico”.
Astensione pilotata, Landini all’attacco: “Così si indebolisce la democrazia”
A poche settimane dai cinque referendum abrogativi dell’8 e 9 giugno, lo scontro politico si accende. Dal palco di Pescara, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha denunciato con parole dure la linea promossa da parte della maggioranza di governo, che secondo lui starebbe incentivando l’astensione per far fallire la consultazione popolare: «È un grave errore politico e un pericolo per la democrazia».
L’accusa è diretta ai partiti di centrodestra, da Fratelli d’Italia alla Lega, passando per Forza Italia, che senza dichiarazioni esplicite ma con un messaggio politico costante stanno invitando implicitamente a non recarsi alle urne, nella speranza di non raggiungere il quorum necessario.
Tajani rivendica la linea dell’astensione, le opposizioni insorgono
A difendere la strategia è stato il vicepremier Antonio Tajani, che ha parlato di astensione come scelta legittima, una posizione che però cozza apertamente con l’appello del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha recentemente ricordato il valore fondamentale della partecipazione democratica al voto.
Per Landini si tratta di un tentativo «di disinnescare uno strumento costituzionale previsto per dare voce ai cittadini su temi fondamentali come il lavoro e i diritti». E rilancia lo slogan della mobilitazione: «Il voto è la nostra rivolta. Il quorum è raggiungibile».
I referendum sotto attacco, ma i sindacati non mollano
Dei cinque quesiti in programma, quattro riguardano il lavoro – dalle tutele contro i licenziamenti illegittimi al reintegro per i lavoratori – mentre il quinto affronta il tema dell’acquisizione della cittadinanza da parte degli stranieri. Una consultazione che, secondo i promotori, rappresenta una risposta dal basso alle rigidità del governo Meloni.
Ma il mancato sostegno istituzionale e le dichiarazioni di diversi esponenti della maggioranza stanno creando un clima di boicottaggio silenzioso. Per la Cgil, si tratta di una manovra politica per «disarmare la partecipazione popolare».
Landini ha concluso il suo intervento con un appello netto: «Partecipare è un dovere. Chi teme il voto, teme la democrazia».