Zaki, Soumahoro e Magi testimonial del referendum sulla cittadinanza facile, il centrodestra “Con questi testimonial, meglio il mare”
La sinistra si affida a volti divisivi per spingere il “sì” alla cittadinanza facile. Il centrodestra punta sull’astensione e ironizza: “Con questi testimonial, meglio il mare”
Patrick Zaki e la campagna “Sì” che divide
A meno di un mese dai cinque referendum abrogativi dell’8 e 9 giugno, esplode la polemica attorno ai testimonial scelti dalla sinistra per promuovere il “sì”, in particolare quello sulla riduzione dei tempi per ottenere la cittadinanza italiana. Tra i volti di spicco figura Patrick Zaki, lo studente egiziano divenuto simbolo dei diritti civili, che ringraziò pubblicamente il Pd, ma mai il governo Meloni, nonostante il ruolo diplomatico svolto per riportarlo in Italia. Oggi torna protagonista di una campagna social in cui esibisce un cartello con la scritta: “Sì – referendum cittadinanza, figlie e figli d’Italia”.
Lo scatto non è recente, ma la sua riemersione in rete ha rilanciato le polemiche. Sui social, l’immagine è stata condivisa tanto dai sostenitori del referendum quanto da chi accusa la sinistra di retorica ipocrita e testimonial impopolari, al punto da incentivare — ironia della sorte — l’astensione.
Soumahoro rilancia: “Cittadinanza in 4 anni”
A fare compagnia a Zaki c’è anche Aboubakar Soumahoro, deputato eletto con AVS poi finito ai margini del dibattito politico. L’ex sindacalista ha rilanciato l’obiettivo: “Cinque anni sono troppi, bastano quattro”, ampliando le maglie della proposta referendaria. Per lui, la cittadinanza dovrebbe essere accessibile anche in presenza di un requisito reddituale o di un attestato di frequenza a un corso universitario o professionale.
Un messaggio che ha alimentato la narrazione — contestata dal centrodestra — secondo cui la sinistra spinge verso una cittadinanza facile e automatica, spesso slegata da requisiti stringenti o reali percorsi di integrazione.
Il centrodestra: “Con questi testimonial, meglio il mare”
Sul fronte opposto, il centrodestra ha scelto una strategia esplicita di astensione. Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia invitano i propri elettori a non recarsi alle urne, sottolineando che un voto “no” finirebbe solo per gonfiare il quorum, che resta il vero obiettivo degli organizzatori.
“Con questi testimonial non serve sabotare i referendum”, ironizza una voce della maggioranza, mentre Noi Moderati ha annunciato che invece voterà “no”. L’ironia corre anche online: “Guardando Zaki e Soumahoro ti viene voglia di imbottigliarti in autostrada pur di non votare”, scrive un utente, mentre altri ricordano come in passato anche il centrosinistra invitasse all’astensione, come avvenne nel 2016 con il referendum sulle trivelle.
Il silenzio dei 5 Stelle e le tensioni nel centrosinistra
Tra i grandi assenti nel dibattito, il Movimento 5 Stelle, che non si è ancora espresso ufficialmente, probabilmente per evitare di scoprire il fianco su un tema che in passato li ha visti sostenere i decreti sicurezza firmati da Matteo Salvini. D’altronde, il dossier cittadinanza è oggi in mano al Pd, e Giuseppe Conte evita di accodarsi.
Ma nemmeno nel Pd regna l’unità. A sferrare l’ennesimo affondo è stato Matteo Renzi, che ha accusato la segreteria Schlein di avere imposto il “sì” a tutti i dirigenti: “O votate sì o non avrete spazio nelle liste”, ha detto, parlando di “ambientino tossico” e “assenza di dibattito”.
Referendum in salita
Con cinque quesiti sul tavolo, tra cui quattro sul lavoro e uno sulla cittadinanza, il rischio per la sinistra è che l’effetto boomerang dei testimonial, unito all’invito all’astensione da parte del centrodestra, renda impossibile raggiungere il quorum. E a quel punto, non resterebbe che fare i conti con la sconfitta politica e comunicativa.