Italia & Dintorni

Il giudizio di Fornero sulla Meloni per le riforme sul lavoro, “E’ rimandata, se non proprio bocciata”

L’ex ministra boccia la premier a DiMartedì, ma l’Italia registra il record di occupazione dal 2007. Il centrodestra replica con i numeri alla mano

A DiMartedì va in scena l’ennesimo scontro sul lavoro. Elsa Fornero, ex ministra del governo Monti, attacca Giorgia Meloni sostenendo che “è rimandata, se non proprio bocciata”. La critica arriva proprio mentre i dati Istat confermano un miglioramento costante e tangibile dell’occupazione in Italia. Un paradosso, visto che la stessa Fornero fu al centro di durissime polemiche per la riforma pensionistica che colpì duramente migliaia di lavoratori, in particolare gli esodati.

I numeri che smentiscono le critiche

Mentre l’ex ministra ammonisce la premier in diretta TV, l’Istat fotografa una realtà diversa. A marzo 2025 l’occupazione cresce dell’1,9% rispetto allo stesso mese del 2024, con 450mila posti di lavoro in più, e tocca quota 63%, il massimo storico da anni. Ancora più significativo il dato sui dipendenti a tempo indeterminato, che arrivano a 16,5 milioni, segno di una tendenza alla stabilizzazione del lavoro.

La disoccupazione, nel frattempo, scende al livello più basso dal 2007. Non solo: le retribuzioni contrattuali orarie crescono del 4% su base annua. Nonostante questo, Fornero giudica “assolutamente fuori luogo” che Meloni si attribuisca il merito di tali risultati. Eppure le politiche del governo – taglio del cuneo fiscale, abolizione del Reddito di cittadinanza, incentivi alle assunzioni stabili – sono tra le misure che hanno contribuito a migliorare il mercato del lavoro.

L’ultima in classifica… ma in risalita

Fornero ha ricordato che l’Italia ha “il più basso tasso di occupazione d’Europa”. Vero, ma tralascia un dettaglio chiave: i dati positivi di oggi certificano una risalita, non una discesa. E se l’Italia partiva da un record negativo, le responsabilità non possono certo essere imputate al governo in carica da poco più di due anni. Negli anni precedenti, a guidare il Paese sono stati perlopiù governi a guida PD o di coalizione con i 5 Stelle.

Il governo incassa e rilancia

Meloni ha rivendicato i risultati con toni misurati ma orgogliosi, parlando di un “cambio di passo” che ha restituito fiducia a imprese e lavoratori. Una narrazione che trova conferma nelle rilevazioni statistiche, anche se il percorso resta lungo. Ma per una volta che i dati sono positivi, sorprende che l’attenzione si concentri sulle colpe del presente invece che sulle responsabilità del passato.