Scontro sulla sanità, Meloni accusa le Regioni. Zaia: “Non siamo dei pirla”, Schlein: “Mente in Aula”
Duro confronto al Senato tra governo, opposizioni e governatori sulla gestione delle liste d’attesa. Accuse incrociate e tensione politica alle stelle.
Meloni accusa le Regioni sulla sanità: esplode la polemica
Durante il premier time in Senato, sollecitata dal capogruppo del Pd, Francesco Boccia, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha puntato il dito contro le Regioni per l’inefficienza nella gestione delle liste d’attesa in sanità. «Devo fare un appello alle Regioni, perché noi ogni anno stanziamo delle risorse per le liste d’attesa, che però vengono gestite da loro. E allora abbiamo fatto un decreto chiedendo di poter intervenire, eventualmente, con dei poteri sostitutivi. Ebbene le Regioni, devo dire trasversalmente, non sono d’accordo, ma gli italiani sappiano che abbiamo queste difficoltà».
Le parole della premier hanno scatenato un’immediata reazione, non solo da parte delle opposizioni, ma anche all’interno della stessa maggioranza. La polemica riguarda il decreto governativo approvato quasi un anno fa, che consente al Ministero della Salute di nominare commissari in caso di inadempienze regionali. Tuttavia, mancano ancora criteri chiari per attuare tale provvedimento. Inoltre, le risorse economiche stanziate provengono dalla quota già assegnata al Fondo sanitario nazionale, senza fondi aggiuntivi.
Zaia contro Meloni: “Se bastasse un commissario, saremmo tutti allochi”
Tra i più critici c’è il presidente del Veneto, Luca Zaia, che non ha nascosto l’irritazione per le dichiarazioni della premier. «Sulle liste d’attesa noi vogliamo collaborare col governo», ha precisato. «La competenza è tutta regionale, ma non può passare l’idea che la nomina di un commissario risolva i problemi, altrimenti vorrebbe dire che siam tutti degli allochi, dei pirla, che non siamo in grado di fare il nostro mestiere».
Il governatore leghista ha sottolineato che, nonostante l’intervento statale, le Regioni già commissariate continuano a presentare criticità nella gestione delle attese. Per questo motivo ha chiesto una revisione del decreto e un maggiore coordinamento tra Stato e Regioni, piuttosto che misure imposte dall’alto. «Se fosse così semplice, qualcuno mi dovrebbe spiegare perché nelle due Regioni commissariate dal governo le liste d’attesa ci sono comunque», ha affermato.
Schlein e Conte all’attacco: “Solo scaricabarile e zero soluzioni”
L’intervento di Giorgia Meloni ha acceso ulteriormente la protesta delle opposizioni. Durissima la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, che ha accusato la premier di non dire la verità: «Con che faccia Meloni torna in Parlamento per continuare a mentire agli italiani, peraltro proprio sul diritto alla salute dei cittadini?». Ha poi ricordato che «quasi un anno fa, a pochi giorni dalle elezioni europee, ha varato un decreto fuffa che non aggiungeva un euro per tagliare le liste d’attesa».
Schlein ha denunciato la mancanza di risorse e di azioni concrete, sottolineando come oltre 5 milioni di italiani siano oggi costretti a rinunciare alle cure per i costi elevati del settore privato. «Sulla salute non si scherza», ha ribadito.
Anche il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha attaccato frontalmente la premier: «Ha detto che farà un appello alle Regioni, le do una notizia: le governano quasi tutte loro, si parlassero nel partito». Ha inoltre evidenziato che il governo non è stato in grado di reperire nemmeno sei milioni di euro per un piano di prevenzione del tumore al seno, giudicando gravemente insufficiente l’impegno dell’esecutivo in materia di sanità pubblica.